La petizione contro il deposito nucleare a Casanova, che ha raccolto oltre 13 mila firme tra Carmagnola e Comuni limitrofi, sarà discussa dalla Commissione Ambiente del Senato.
E’ arrivata fino al Senato della Repubblica -dove sarà discussa nella XIII Commissione Ambiente e Territorio, in data ancora da calendarizzare- la petizione carmagnolese contro l’ipotesi di realizzare il futuro deposito nazionale nucleare a nord di Casanova.
Sono state oltre 13 mila le firme raccolte dal Comitato, presieduto dal sindaco Ivana Gaveglio e composto da esponenti politici di ogni schieramento, grazie ai banchetti allestiti per settimane, in primavera, in piazza Martiri a Carmagnola e a quelli organizzati da gran parte delle Amministrazioni dei Comuni del territorio, fino a Chieri.
Firme contro il deposito di rifiuti radioattivi, lunghe code a Carmagnola
“Sono stata informata che la Commissione Ambiente del Senato (presieduta dalla senatrice Vilma Moronese, ex M5S ora Gruppo Misto, ndr) discuterà nel merito i contenuti di quanto presentato -conferma il sindaco Gaveglio– Sono contenta di poter aggiungere questo ulteriore tassello a supporto della nostra lotta contro l’ipotesi di questo deposito delle scorie radioattive sul territorio carmagnolese, a dimostrazione che tutte le iniziative intraprese nei mesi scorsi si stanno rivelando utili“.
Il Comune di Carmagnola, entro il termine del 5 luglio scorso stabilito dal Governo, aveva intanto presentato tutte le osservazioni tecniche al progetto, mettendo in luce diversi aspetti critici, a partire dalle falde acquifere e dalla vocazione agricola e naturalistica dell’area.
Deposito nucleare nazionale, Carmagnola ha presentato le osservazioni
Anche la Città metropolitana di Torino e la Regione Piemonte, per quanto di loro competenza, hanno presentato documenti e studi contro la localizzazione a Carmagnola del deposito; i parlamentari piemontesi di ogni schieramento garantiscono fin dall’inizio supporto istituzionale al fronte del “no”.
Ora tutta la documentazione è al vaglio di Sogin e degli esperti, che hanno sei mesi per valutare i nuovi elementi forniti dagli Enti locali per aggiornare la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) e definire, anche attraverso un seminario, quelle che resteranno in ballo per la scelta definitiva del sito in cui sarà realizzato il deposito delle scorie.
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