Italia in zona rossa: il piobesino Ferraro riflette sul settore florovivaistico

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Buona parte dell’Italia è in zona rossa: il piobesino Sergio Ferraro, presidente Asproflor, spiega le differenze tra questo lockdown e quello del 2020 per il settore florovivaistico.

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Gran parte dell’Italia è in zona rossa: il punto di vista del settore florovivaistico dal piobesino Sergio Ferraro

Dal mese di marzo 2021 buona parte dell’Italia si è ritrovata in zona rossa, esattamente come un anno fa. Gli spostamenti per i cittadini sono ridotti all’osso, tanti negozi sono obbligati a chiudere le proprie porte, ma tra le attività che invece possono continuare ad accogliere clienti sono presenti quelle che vendono fiori, piante e piantine da orto, ovvero vivai e florovivaisti.

Si tratta di un passo in avanti per il nostro settore, che nella primavera 2020, durante il primo lockdown, era stato penalizzato in modo importante dalla forzata chiusura delle attività” spiega il piobesino Sergio Ferraro, presidente Asproflor.

In Italia il settore florovivaistico ha un impatto notevole: il suo fatturato è di 2,6 miliardi di euro, con circa 25 mila aziende attive. Nel complesso, considerando anche l’indotto, il numero delle imprese sale a 47.400 con un fatturato di 5 miliardi di euro; il 5% della produzione lorda vendibile agricola, che copre una superficie di circa 30 mila ettari, impiega più di 120 mila unità produttive. In particolare, in Piemonte si contano più di 900 aziende florovivaistiche, il cui fatturato corrisponde a 120 milioni di euro. Al primo posto si trova la provincia di Torino, in cui si registrano quasi 1700 aziende volte alla coltivazione, alla vendita e alla cura di piante e fiori.

Fermo restando tutti i divieti relativi agli spostamenti comunali e regionali, c’è comunque la possibilità di raggiungere i garden o i vivai fuori dalla propria zona di residenza, se lì non sono disponibili, o semplicemente per convenienza economica anche se deve prevalere sempre il principio della maggiore vicinanza – dichiara Ferraro – C’è, inoltre, la possibilità di raggiungere il cliente a casa con la consegna a domicilio, come è stato fatto lo scorso anno”. Infatti un dato preoccupante fa notare come in Italia siano circa 7 milioni su 18 le famiglie senza un fiore o una pianta in casa propria.

Certamente quest’anno ha prevalso il buon senso, consentendoci di tenere aperte le nostre attività – conclude il presidente Asproflor – Continuiamo però a registrare deficit importanti in quanto eventi e cerimonie come nozze, comunioni e cresime non vengono più celebrati, così come mancheranno pranzi e cene pasquali. Di conseguenza tutto il reparto relativo al fiore reciso non registrerà dati incoraggianti, e questo vale anche per gli omaggi floreali. Si tratta di una perdita molto forte, che peserà soprattutto sulle aziende meno strutturate e rese più fragili dall’anno difficoltoso che abbiamo alle spalle”.

Sergio Ferraro, un piobesino alla presidenza nazionale di Asproflor Comuni Fioriti