Ex Bisconova: crisi nell’aria per lo stabilimento di Carmagnola

4098

Fino a dicembre nessuna crisi ufficiale, ma l’attuale proprietà dell’ex Bisconova di San Bernardo avrebbe grandi vantaggi economici a trasferire in Lazio l’intera produzione oggi a Carmagnola. Il tema discusso in Consiglio comunale.

Stabilimento Bisconova San Bernardo Carmagnola crisi ph Google Street View
Lo stabilimento Bisconova di Carmagnola, a San Bernardo, rischia la crisi e la chiusura

Saranno prese a dicembre le decisioni ufficiali sul futuro dello stabilimento ex Bisconova di San Bernardo, che rischia di chiudere nei prossimi mesi, lasciando a casa 22 lavoratori del territorio carmagnolese. Le prospettive, però, paiono al momento poco rosee.

L’azienda ha infatti garantito la permanenza in città fino a fine anno, con operatività sui tre turni. Il lavoro, infatti, non manca.
Ma l’attuale proprietà -il gruppo laziale Montebovi- avrebbe parecchi vantaggi (innanzitutto economici) a trasferire in centro Italia l’intera produzione.

Le prime preoccupazioni in merito a una potenziale crisi erano emerse a fine agosto, quando c’era stato un incontro tra l’Amministrazione, alcuni dipendenti dell’ex Bisconova e il sindacato Flai-Cgil.

Bisconova Carmagnola crisiIn seguito a questo colloquio ho preso contatto con la proprietà, per presentare le istanze delle maestranze carmagnolesi alla famiglia Monteboviha dichiarato il sindaco Ivana Gaveglio davanti al Consiglio comunaleMi è stato confermato che stanno valutando lo spostamento della produzione da Carmagnola a uno stabilimento in Lazio, di loro proprietà (a differenza della sede ex Bisconova, che è in locazione), dove hanno spazio libero per ospitare la linea oggi attiva a San Bernardo. Dal loro punto di vista si tratta solo di una rilocalizzazione, con evidenti vantaggi dal punto di vista economico, ma per la nostra città sarebbe un brutto colpo, dal punto di vista occupazionale oltre alla perdita di un pezzo di storia“.

Ai lavoratori carmagnolesi verrebbe nel caso offerta la possibilità di mantenere il posto di lavoro in caso di trasferimento, ma si tratta di un’ipotesi di difficile attuazione per la quasi totalità delle famiglie coinvolte.
Dalla proprietà si sono dimostrati disponibili al dialogo ma anche chiari e realisti; io ho ricordato loro di seguire le procedure, tenendo informati i sindacati. Di più, come Comune, non possiamo fare, se non seguire l’andamento della vicenda“, ha sottolineato il sindaco.

Gaveglio si è quindi recata all’Assessorato del Lavoro della Regione, per chiarire quali strumenti e ammortizzatori sociali potrebbero essere attivati in caso di chiusura, ricevendo rassicurazioni in merito, con tre anni di sostegno (sotto varie forme) per i lavoratori. “A oggi, comunque, la crisi non è ancora aperta“, ha concluso.

Una situazione poco rassicurante, anche se capiamo che la questione non dipenda dall’Amministrazione comunale -ha sottolineato Federico Tosco, segretario cittadino del Pd, che aveva presentato un’interpellanza in merito- Resta l’amaro in bocca, per tutti i lavoratori coinvolti e per la città“.