«Ho deciso di prendere un periodo sabbatico dalla Politica attiva, ma non intendo ritirarmi dalla scena pubblica locale»: così l’ex vicesindaco Alessandro Salamone, 58 anni, consigliere Pdl uscente e presente in Comune da ben 26 anni consecutivi, ha annunciato ufficialmente che non parteciperà alle elezioni amministrative di inizio giugno, dopo alcune settimane di riflessione in cui si era parlato anche di una sua possibile nuova corsa alla poltrona di sindaco.
Eletto in Consiglio per la prima volta nel 1990, quando prese 650 voti con la Democrazia Cristiana e fu incaricato di occuparsi di Informagiovani e Politiche giovanili, Salamone da allora è stato riconfermato in tutte le cinque successive elezioni, sempre candidato in area centrista sotto lo scudo crociato (seppur con diverse denominazioni) e sempre risultato il più votato della propria lista. E’ stato vicesindaco della Giunta Surra dal 2006 al 2011, per poi tentare la scalata alla poltrona di primo cittadino, risultando però sconfitto al ballottaggio dal sindaco uscente Silvia Testa.
Come è maturata la scelta di “fermarsi per un giro”?
«A Carmagnola, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un imbarbarimento politico. Nel centro-destra, in particolare, c’è stato chi ha avvelenato il clima e per questa ragione, ancora oggi, non si trova una vera coesione interna. Contrariamente a quanto dichiarato, infatti, neppure la candidatura di Ivana Gaveglio ha unito: lo dimostrano sia l’esclusione mia e della mia area politica nonché quella di altri soggetti legati all’area moderata e onservatrice, a partire da un’altra candidata, Luciana Meli, della cui coalizione fanno parte anche ex esponenti leghisti. Preferisco inoltre chiamarmi fuori, perché all’orizzonte vedo anche, in alcune componenti, tanta mediocrità: il “nuovismo”, al di là di entusiasmi estemporanei, non ha portato bene alla nostra città. Al contrario credo che esperienza e competenza, in Politica, siano dei valori aggiunti, da valorizzare e non da demonizzare, come invece sta avvenendo oggi sul nostro territorio».
Rinuncia quindi anche a correre in autonomia, come candidato sindaco? E magari ad apparentarsi al secondo turno?
«Avevo due liste pronte, legate a noti simboli nazionali che tutt’oggi mi fregio di rappresentare, e ci ho pensato parecchio, sospinto anche dalle tante persone che mi conoscono e mi chiedevano di fare qualcosa, di non lasciare all’improvvisazione l’amministrazione di una città bella come Carmagnola. Per le ragioni già esposte, alla fine, ho però preferito scegliere un periodo sabbatico. Anche perché un apparentamento con la Coalizione guidata da Gaveglio non sarebbe mai stato possibile, né al primo né al secondo turno, vista la presenza al suo interno di soggetti, anche non carmagnolesi, che sono causa delle citate divisioni nel centro-destra cittadino».
Da “vecchio leone” della politica carmagnolese, come giudica invece gli altri candidati in corsa per la poltrona di primo cittadino?
«Meli è molto simpatica, ma anche lei dovrà fare molta esperienza in ambito politico. Inglese è una persona rispettabilissima, che cinque anni fa faceva parte della coalizione a mio sostegno, con la lista scudocrociata. Grosso ho avuto modo di conoscerlo in Consiglio comunale in questi anni: sta facendo un po’ di esperienza ma non mi riconosco nella forza politica nazionale che rappresenta. Sibona, infine, è un uomo per bene: siamo stati per vent’anni sui banchi del Consiglio; ci siamo sempre confrontati sui contenuti politici, rendendo anche il clima incandescente, ma senza mai l’ombra di un’offesa personale. E’ un politico con esperienza».
La vicenda-Taricco ha pesato sulla sua scelta di rinunciare alla politica attiva per la prossima legislatura?
«Detesto l’imbarbarimento politico e la spettacolarizzazione della Giustizia; stimo Gigi e ho avuto modo di mostrargli personalmente la mia amicizia. Il suo ripensamento ha fatto sì che le tre liste di centro che avevamo pronte si perdessero per strada, vanificando il lavoro svolto. Non lo ritengo giusto».
A questo punto è doveroso, comunque, un giudizio sui 26 anni vissuti da protagonista della vita pubblica carmagnolese.
«In questi anni ho visto cambiare radicalmente lo scenario locale e il modo di fare Politica, mentre la città cresceva da 22 mila a 30 mila abitanti. Ho anche visto tanti modi di governarla. Ho iniziato con Felice Giraudo, un sindaco che trattava noi giovani come un padre saggio, con capacità di ascolto e di mediazione: aveva sempre una parola per tutti, in modo da rendere il clima amministrativo sempre sereno. Sono quindi stato all’opposizione delle Giunte Elia, che ritengo essere una persona estremamente corretta, che ancora oggi gode della mia massima stima. Nell’ultima tornata amministrativa, con dispiacere, ricordo la battaglia che abbiamo dovuto fare, giungendo fino al Presidente della Repubblica e al Consiglio di Stato, per vedere riconosciuti i nostri diritti di controllo come Minoranza: una vicenda che ha fatto giurisprudenza. Inoltre, ultimamente, ho visto con altrettanto dispiacere molti consiglieri neofiti della Politica che, alle prime difficoltà o divergenze, sono andati via, hanno rinunciato o hanno preferito cambiare casacca. Personalmente, invece, non ho rimpianti: ho vissuto questi 26 anni al servizio dei cittadini; ho svolto il mio ruolo con alto senso istituzionale e il mio agire è sempre stato improntato alla correttezza, anche morale».
Resterà attivo nella vita politica carmagnolese, pur al di fuori del Consiglio comunale?
«Per me la Politica è impegno e passione: pertanto sarò sicuramente ancora presente sul territorio, sia con il partito dell’area politica a cui appartengo, l’Udc, sia attraverso l’Associazione culturale “Liberi Conversatori”, che mi permetterà di richiamare l’attenzione su temi di attualità politica, culturali e sociali di interesse pubblico».
Francesco Rasero