Il presepe ligneo del Trecento di Piobesi Torinese è stato presentato a Pinerolo in una conferenza guidata dagli specialisti Claudio Bertolotto (storico dell’arte) e Rinaldo Merlone (direttore del Museo Diocesano), che hanno raccontato la sua storia. Presenti anche il vescovo Derio Olivero e il sindaco di Piobesi Fiorenzo Demichelis.
Nel Museo Diocesano di Pinerolo, fino a fine gennaio, è in esposizione il presepe ligneo conservato a Piobesi Torinese, un’opera del Trecento che in origine era stata realizzata per essere collocata nella chiesa di San Giovanni ai Campi del paese. Il bassorilievo è stato il protagonista di una serata-evento che si è tenuta a Pinerolo, e che ha permesso di conoscere in modo più approfondito l’opera.
L’incontro, organizzato all’interno del seminario di Pinerolo, ha visto la partecipazione del vescovo mons. Derio Olivero, dello storico dell’arte Claudio Bertolotto, del direttore del Museo Diocesano (nonché piobesino) Rinaldo Merlone, e del sindaco di Piobesi Fiorenzo Demichelis.
La tavola lignea, che raffigura l’Adorazione dei Magi, è stata portata anche nella sala della conferenza così che il pubblico ha potuto osservarla da vicino, e averla davanti durante la spiegazione degli specialisti. “É un’emozione essere davanti ad un’opera del ‘300, fa effetto stare di fronte ad un’opera così“, ha esordito il vescovo di Pinerolo, passando poi a presentare i relatori della serata.
Lo storico presepe ligneo di Piobesi è in esposizione a Pinerolo
La parola è poi passata a Claudio Bertolotto, storico dell’arte che già in passato aveva seguito il Comune di Piobesi Torinese nella cura e conservazione di opere d’arte. “Si tratta di un’opera molto rara e preziosa perché, oltre al soggetto e alla bellezza della raffigurazione, è un’opera che non trova paragoni in Piemonte e in Lombardia. La protagonista è la Madonna con il Bambino davanti a cui ci sono i Magi; sulla sinistra in alto è raffigurato un pastore con il gregge, mentre a destra c’è san Giovanni Battista, il santo titolare della chiesa, e il pievano inginocchiato -ha spiegato al pubblico presentando il bassorilievo- Quest’opera è legata con l’arte lombarda del Trecento: lo si può notare dalla naturalezza del dialogo tra i personaggi e dall’interesse per la realtà e per la vita concreta“. Lo studioso ha poi fatto notare come una delle due braccia del santo sia mancante: probabilmente indicava l’agnello tenuto in braccia, ma è ormai andato perduto.
É poi intervenuto il piobesino Rinaldo Merlone, che è il direttore del Museo Diocesano di Pinerolo: lui ha presentato il contesto storico in cui è stata realizzata l’opera. “Piobesi oggi si può dire che non sia un territorio di primaria importanza, ma è un luogo di fondazione romana con reperti importanti. In particolare è significativa la chiesa di San Giovanni ai Campi, che risale al X secolo (solo la cappella a destra è barocca): ad esempio, sulla sua facciata, possiamo notare la pietra sepolcrale dei Vennoni di epoca romana, e dello stesso periodo sono le pietre collocate sopra al muretto che fronteggia la chiesa, che appartenevano all’antica strada romana che vi passava davanti. Possiamo poi osservare anche l’affresco sulla facciata, realizzato nel Trecento -ha raccontato Merlone- Entrando nella chiesa si resta estasiati e colpiti per le dimensioni imponenti che ha“. La chiesa piobesina è stato infatti un luogo importante per la cristianizzazione delle campagne in epoca medievale: il territorio che va da Vinovo fino a Cercenasco faceva riferimento a questa chiesa per ricevere i sacramenti.
In particolare la chiesa di San Giovanni ai Campi custodiva il presepe ligneo oggetto della serata: secondo Merlone doveva essere collocato nell’abside sinistra su un altare. Ma qual è stato il motivo per cui l’opera era stata fatta realizzare? “Nel 1373 era stato inviato a Piobesi un canonico di Torino: avrebbe quindi lasciato un posto di prestigio in città per trasferirsi -ha spiegato il direttore del museo- Con le dovute cautele, secondo alcune ricerche che ho svolto, ho scoperto che nello stesso anno un piobesino, tale “Pietro Gariglio di Piobes”, insieme ad altri laici del posto, era stato processato per eresia, con idee vicine a quelle di Fra Dolcino. Gli anni coincidono e l’opera potrebbe essere stata fatta realizzare per dare un messaggio forte e leggibile per tutti, per riportare un’immagine chiara ai fedeli; questo spiegherebbe anche il motivo del grande valore dell’opera, creata da un artista lombardo“.
Anche il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, ha poi voluto commentare l’opera dal proprio punto di vista. “Ringrazio di cuore il dottor Bertolotto e il dottor Merlone: fa sempre effetto quando le persone competenti riescono a farti calare nel periodo storico, entrare nello spazio della chiesa e cogliere il significato teologico dell’opera -ha esordito- Cosa può dire un’opera del Trecento come questa a me che vivo nel 2022? Vorrei guardare l’opera a partire dal pastore che suona in alto a sinistra e mi viene in mente questa citazione di Sartre del suo romanzo La Nausea: “Forse la musica non è di più”. La musica è un linguaggio che cerca di aprire ad un’altra prospettiva, è armonia, ritmo, genera danza e quindi incontro“.
L’incontro si è poi concluso con l’intervento del sindaco di Piobesi, Fiorenzo Demichelis. “Ringrazio il dottor Bertolotto per la sua passione, Rinaldo Merlone che ha fatto da tramite tra Piobesi e Pinerolo e che ci ha fatto conoscere l’opera; un grazie va anche a monsignor Olivero che ha preso a cuore questa opera -ha detto il primo cittadino- Io non avevo mai visto così bene questo bassorilievo, chiuso in archivio e protetto: adesso è uscito allo scoperto, ha subito anche un intervento di restauro per poterla esporre al museo senza che contaminasse le altre opere“. Demichelis ha concluso ricordando che durante l’anno la chiesa di san Giovanni ai campi è visitabile in determinate occasioni grazie alle visite guidate, curate in particolare dall’Associazione “Progetto Cultura e Turismo” di Carignano.
Bilancio del 2021 positivo per Progetto Cultura e Turismo di Carignano