Report “Pendolaria” 2025 di Legambiente, la Caporetto delle linee ferroviarie di Carmagnola

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Il report “Pendolaria 2025” presentato ieri da Legambiente inserisce le  linee ferroviarie di Carmagnola tra le peggiori 12 d’Italia, sottolineando ritardi, cancellazioni, treni obsoleti e problemi alle stazioni.

Pendolaria 2025 Legambiente
Le linee SFM4 e SFM7 del Servizio Ferroviario Metropolitano, che transitano anche per la stazione di Carmagnola, sono tra le peggiori d’Italia secondo il report Pendolaria 2025 di Legambiente (foto di Francesco Rasero © Il Carmagnolese)

Ci sono anche le principali linee ferroviarie che interessano la stazione di Carmagnola tra le peggiori di tutta Italia indicate nel nuovo report “Pendolaria” 2025 di Legambiente, presentato ufficialmente ieri a Roma.

Il Sistema Ferroviario Metropolitano (SFM) di Torino e la Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza sono state infatti inserite tra le 12 tratte di treno con il servizio meno efficiente del Paese: solo altre due sono al Nord (la Alessandria-MIlano e la Vicenza-Schio), tre al centro e cinque al sud, a partire dall’iconica Circumvesuviana.

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Per quanto riguarda il Torinese, poi, l’analisi dell’Associazione ambientalista punta il dito proprio contro la SFM4 Alba-Ciriè e la SFM7 Fossano-Ciriè, entrambe che interessano la stazione di Carmagnola.

La loro situazione viene definita “decisamente critica”: «da settembre hanno registrato indici di puntualità e affidabilità gravemente insufficienti e ben al di sotto delle soglie previste contrattualmente».

Legambiente cita anche (e loda) il recente intervento dell’assessore regionale ai trasporti, Marco Gabusi, «che ha convocato i vertici di Trenitalia e RFI per cercare una soluzione», dando anche vita a un tavolo permanente con le associazioni dei consumatori e dei rappresentanti dei pendolari.

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In generale, però, «la situazione del trasporto ferroviario piemontese rimane critica a causa di problemi infrastrutturali e al materiale rotabile, con un preoccupante peggioramento negli ultimi mesi dei livelli di efficienza e puntualità -si legge ancora nel report– Nel Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino si verificano vari problemi lungo le parti periferiche delle tratte, come ripetuti malfunzionamenti a passaggi al livello o deviatoi».

Legambiente critica anche la presenza di “mezzi obsoleti e inadeguati anche ad accogliere persone con ridotta mobilità“, come peraltro lo sono molte banchine delle stazioni: è il caso, anche questa volta, di Carmagnola.

«Eliminate le barriere architettoniche alla stazione Fs di Carmagnola»

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Nel mirino anche la Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza: «Della linea internazionale presente nel titolo, non è rimasto che, nei fatti, un treno a gasolio, da neanche 200 posti, che quattro volte al giorno, andata e ritorno, collega Cuneo e Ventimiglia a 40 km/h di massima per limitazioni infrastrutturali. La “ferrovia delle meraviglie” è un caso emblematico di mancata collaborazione internazionale, disinteresse da entrambi i lati delle Alpi e opportunità mancate».

Il report riporta quindi che «i pendolari sono all’esasperazione in quanto iniziano ad avere problemi sul posto di lavoro oltreché nella vita privata e stanno pensando ad azioni legali per tutelarsi».

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Commentano da Legambiente a margine della presentazione di Pendolaria 2025 dedicato ai treni: «Il trasporto pubblico è un elemento essenziale della mobilità moderna. Più sostenibile dell’automobile privata, utilizza meno combustibili fossili per passeggero e genera meno emissioni di gas serra; riduce il traffico nelle città; migliora la qualità dell’aria e riduce l’inquinamento acustico. Inoltre, se ben strutturato e finanziato, è accessibile a una più ampia fascia di popolazione. Nonostante questo, spesso le sue inefficienze ne minano l’efficacia e la reputazione».

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E rimarcano: «Ritardi, corse soppresse, stazioni chiuse, orari inadeguati e mancanza di servizi essenziali come bagni o accessibilità per disabili e anziani sono all’ordine del giorno».

Il Rapporto Pendolaria 2025 sottolinea infine come «le esigenze di mobilità del Paese siano messe in secondo piano rispetto all’eterna rincorsa all’annuncio sulle grandi opere, dannose o perlomeno discutibili in termini di utilità -concludono dall’Associazione- Il rischio concreto è ignorare le “piccole” opere che farebbero grande il Paese, e non coglierne le opportunità occupazionali e di slancio economico: raddoppi e passanti ferroviari, potenziamenti e velocizzazioni, nuove stazioni, elettrificazioni».

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