Ospedale unico, medici e dirigenti Asl TO5 chiedono di essere coinvolti

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Con una lettera aperta alla Regione e ai sindaci di Carmagnola, Chieri e Moncalieri, medici e dirigenti sanitari dell’Asl TO5 chiedono di essere coinvolti nel processo di scelta della sede del futuro ospedale unico. Intanto il sito di Cambiano pare essere in “pole position”.

medici asl to5
Oltre 130 medici e dirigenti sanitari dell’Asl TO5 hanno inviato una lettera aperta per chiedere di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano il nuovo ospedale e il futuro della Sanità territoriale [immagine di repertorio]
Dopo alcune indiscrezioni dei giorni scorsi, che davano il sito di Cambiano in “pole position” rispetto a Moncalieri-Trofarello e a Villastellone per ospitare il futuro ospedale unico dell’Asl TO5, arriva una lettera di oltre 130 medici e dirigenti sanitari che chiedono a gran voce di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano la Sanità territoriale.

L’attuale fase di investimenti in ambito sanitario e di attuazione del PNRR ci induce a richiedere chiarimenti in merito al progetto di riorganizzazione ospedaliera dell’Asl TO5, nella fattispecie riguardo alla costruzione del cosiddetto ospedale unico -esordiscono i sanitari nella loro lettera aperta- Dopo numerose perizie, da parte di più Enti e dopo accurate analisi di Commissioni regionali di esperti, siamo ancora in attesa dell’individuazione della sede in cui il principale ospedale dell’ASL TO5 verrà edificato. Di certo, abbiamo solo un nome e il numero dei posti letto (460, ndr)“.

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E proseguono: “Molte parole e polemiche sono state fatte: in qualità di medici dipendenti riteniamo di dover essere ascoltati riguardo alle attuali criticità e alle future proposte per lavoratori e pazienti, e aggiornati su tempistiche di avvio e conclusione dei lavori; stakeholder coinvolti; livello di coinvolgimento degli operatori sanitari; individuazione del sito definitivo di costruzione ed eventuali progetti di riqualificazione delle strutture esistenti“.

La richiesta puntuale, quindi, è quella di un incontro pubblico, “in cui sia possibile confrontarsi, in cui vengano date risposte e manifestato un impegno concreto nella realizzazione del suddetto progetto”.

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Medici e dirigenti sanitari ripercorrono quindi la storia dei vari progetti sanitari (mai venuti alla luce) che hanno riguardato il territorio dell’Asl TO5 fin dagli anni Novanta, sottolineando anche l’inadeguatezza dell’attuale sistema.

E’ noto che i tre presidi di Chieri, Moncalieri e Carmagnola sono stati edificati quando i tempi di cura, le tecnologie, la stessa accessibilità alle strutture, tutte nei centri storici delle città, erano molto differenti da quelli attuali -scrivono- Ricordiamo che alcune aree oramai fanno parte della storia dell’edilizia civile, come l’ala nord dell’Ospedale di Carmagnola, del 1790, o l’ala est, del 1856. La vetustà è ben dimostrata dal costo della loro manutenzione, purtroppo talvolta anche poco efficace“.

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Ma -al di là delle criticità logistiche ed architettoniche- a preoccupare chi lavora nell’Asl TO5 sono le difficoltà di cura che una sanità ospedaliera così frammentata sul territorio comporta: “nessuno dei tre presidi è autonomo nel garantire un’assistenza multidisciplinare in quanto alcune specialità sono presenti in un ospedale ma assenti nell’altro, con inevitabili allungamenti dei percorsi diagnostici terapeutici“, evidenziano.

Questo ha particolare rilievo nel caso di pazienti critici con necessità di assistenza durante il trasporto -fanno notare gli oltre 130 firmatari della missiva- La pandemia ha quindi accentuato le difficoltà gestionali, logistiche e amministrative della nostra Asl, e confermato l’insostenibilità di un’Azienda frammentata su tre presidi ospedalieri, mutuamente dipendenti l’uno dall’altro ma isolati dalle distanze fisiche“.

La conclusione a cui giungono dirigenti e medici è che occorre iniziare al più presto la costruzione del nuovo nosocomio: “A oggi la qualità delle cure ai cittadini è garantita dall’impegno degli operatori sanitari, che con professionalità e abnegazione sopperiscono alle difficoltà logistiche e organizzative -concludono- Rischia però di accentuarsi la fuga del personale sanitario verso poli ospedalieri che, per più facile accesso alle diverse specialità, risultano maggiormente attrattivi e continua lo spreco di risorse economiche per mantenere a norma tre strutture obsolete“.

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