L’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha scritto una lettera alle Comunità di fedeli che vivono nelle aree di Carmagnola in cui potrebbe sorgere il futuro deposito nucleare nazionale, a partire da Casanova.
“Il Carmagnolese” riporta integralmente il testo della lettera inviata dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ai fedeli di Casanova e delle parrocchie di Salsasio e Vallongo, in merito all’ipotesi di creare a Carmagnola il futuro deposito nucleare nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive.
Caro don Iosif e cari fedeli delle parrocchie di Santa Maria di Salsasio, Casanova e Vallongo in Carmagnola,
desidero esprimervi la mia vicinanza e solidarietà circa il problema dell’eventuale dislocazione del deposito di scorie nucleari che vi sta giustamente preoccupando.
Preghiere e benedizioni contro il deposito di scorie nucleari a Carmagnola
L’invito che tu caro don Iosif hai rivolto alla tua Comunità di pregare e di farlo anche nella festa tradizionale di Sant’Antonio Abate mi pare molto opportuno e rappresenta un segno importante che come Chiesa vogliamo richiamare.
Noi crediamo fermamente che l’aiuto del Signore e l’intercessione di Sant’Antonio Abate, patrono della campagna, degli animali delle vostre stalle e dei vostri strumenti di lavoro, è un richiamo forte a salvaguardare il vostro territorio, ferito e ricco di prospettive positive sul piano dell’agricoltura e dei suoi prodotti.
Casanova: sindaci e agricoltori uniti contro il deposito nucleare
La tradizione che vi fa ritrovare, con i vostri animali e con gli strumenti del vostro lavoro, intorno alla figura di Sant’Antonio Abate è un segno importante. Ci dice la continuità della vita, della cultura, della fede delle nostre Comunità cristiane lungo i secoli.
Ed è sulla vostra terra che vi incontrate: una terra che è per voi ragione di lavoro e di sopravvivenza ma che è anche un bene, un patrimonio che siete chiamati a tutelare.
Papa Francesco, in più occasioni del suo magistero, ha voluto ricordare che salvaguardare il Creato, custodire i beni che ci sono stati donati e che facciamo nostri con il lavoro è un modo per continuare la creazione, cioè per inserirsi nel grande progetto di Dio.
Anche per questo, e tanto più sulla terra, siamo chiamati a riconoscerci “fratelli tutti”, come dice il Papa. Fratelli e solidali, in una tutela del territorio che non significa soltanto dire dei “No” ma, piuttosto e prima, dei “sì” a uno sviluppo sostenibile, solidale e pulito.
E rispettoso di quel lavoro che, secondo la tradizione, ha sempre caratterizzato il nostro mondo agricolo.
Vi benedico dunque di cuore.
Cesare
Vescovo, padre e amico