Marcello Lippi, il percorso del tecnico toscano per arrivare alla Juve

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Marcello Lippi - Foto di Elena Torre @ Flickr
Marcello Lippi – Foto di Elena Torre @ Flickr

Nei panni di calciatore ha fatto una buona carriera, diventando anche capitano della Sampdoria e togliendosi qualche soddisfazione, ma c’è un toscano che ha fatto la storia più che altro quando si è cominciato a sedere in panchina. Si tratta di Marcello Lippi, che è riuscito a scrivere pagine indimenticabili nella storia del calcio italiano e soprattutto sulla panchina della Juve e della Nazionale.

Gli appassionati di casino online italiani si ricordano certamente le quote pre-Mondiali assegnate a una possibile vittoria dell’Italia nel 2006: tra calciopoli, critiche e discussioni furenti, Lippi ha saputo fare quadrato, tenendo i suoi giocatori lontani da ogni voce, compattando il gruppo e motivandolo, diventando il condottiero prefetto di una cavalcata impossibile da dimenticare.

Come nasce la sua carriera in panchina

La carriera in panchina del tecnico originario di Viareggio parte da lontano. Addirittura dal 1982 quando, in seguito a una stagione sul campo disputata in C2 con la maglia della Lucchese, decide di appendere gli scarpini al chiodo e di fare l’allenatore, prendendo in mano le giovanili della Sampdoria. Qualche soddisfazione lo porta alla prima esperienza tra i professionisti. La panchina è quella del Pontedera, come si può facilmente intuire sempre in terra natìa, ovvero la Toscana.

L’esperienza a Pontedera si rivela subito ricca di soddisfazioni, come ad esempio il raggiungimento dell’atto conclusivo della Coppa Anglo-Italiana, purtroppo persa contro il Piacenza. In campionato, invece, arriva un ottimo sesto posto finale. Lippi rimane in Toscana e firma l’anno successivo con il Siena. Purtroppo, si tratta di un’esperienza decisamente fallimentare che già dopo pochi mesi termina in malo modo, con l’esonero dopo 18 giornate, tra la contestazione dei tifosi e risultati molto negativi.

La carriera di Lippi in panchina continua sempre, e c’era bisogno di dirlo, in Toscana, guidando altre formazioni come la Pistoiese e la Carrarese. Un ottavo e un settimo posto che porta in dote delle novità molto interessanti, ovvero la chiamata del Cesena. Ed è questa l’esperienza che cambierà la vita professionale di Lippi, dal momento che guida la squadra romagnola alla promozione in serie A. E la stagione successiva è ancora più ricca di soddisfazioni, visto che arriva una salvezza piuttosto comoda, raggiungendo il 14esimo posto finale. Nel terzo anno, però, finisce l’esperienza di Lippi a Cesena, che viene esonerato quando la compagine era ferma all’ultimo posto.

Il sogno diventa realtà tra Atalanta, Napoli e Juventus

Il terzo deludente anno al Cesena costringe Lippi a ritornare nel campionato cadetto, andando a guidare la Lucchese. Il nono posto in campionato arriva praticando un gioco molto piacevole ed è questo il motivo per cui l’Atalanta decide di chiamarlo in panchina. Nel 1992-93 brilla tutta la sua sapiente guida in panchina: alla fine del girone di andata era al terzo posto, mentre alla fine della stagione arriva un ottavo posto di tutto rispetto, ad un passo dalla qualificazione in Europa.

Napoli probabilmente è stata la tappa più naturale e corretta della sua carriera. Lippi ha trascinato la compagine partenopea, che solamente l’anno prima aveva corso un grosso rischio legato alla retrocessione, rivoltandola come un calzino. Tutto merito di un calcio estremamente pragmatico: il tradizionale gioco all’italiana ben combinato con il gioco a zona. Tutti questi accorgimenti valgono un notevole sesto posto finale, che permette agli azzurri di raggiungere la qualificazione in Coppa UEFA.

La grande stagione alla guida del Napoli consegna a Lippi l’opportunità della vita. Il tecnico toscano, infatti, viene chiamato dalla Juventus. La triade lo cerca e lo vuole fortemente, pensando che sia proprio lui il profilo giusto per riportare al successo la Vecchia Signora, dopo un andamento molto altalenante dei primi anni Novanta.