“Indimenticabile priore”: a Racconigi un libro su don Francesco Saglietti

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Giovedì 3 settembre a Racconigi è in programma la presentazione del libro “Indimenticabile priore”, di Umberto Casale, dedicato alla figura di don Francesco Saglietti, parroco di San Giovanni Battista dal 1937 al 1964.

libro "Indimenticabile priore" di Umberto Casale
La copertina del libro “Indimenticabile priore” di Umberto Casale, pubblicato da Effatà Editrice (2020)

Giovedì 3 settembre 2020 -alle ore 18 nel cortile dell’Oratorio di Santa Maria (via Ormesano) a Racconigi- si svolgerà la presentazione del libro “Indimenticabile priore”, scritto dal teologo racconigese Umberto Casale.

Il volume, pubblicato da Effatà Editrice, delinea il profilo di don Francesco Saglietti, che fu parroco di San Giovanni Battista a Racconigi dal 1937 al 1964.

Alla presentazione -organizzata da Comune di Racconigi, Parrocchia di Racconigi, Ordine dei cavalieri del Roero e Associazione Go Wine- interverranno, oltre all’autore anche gli storici Giuseppe Tuninetti e Gianfranco Capello. Modera Luisa Perlo. A seguire, buffet.

Si tratta di un saggio storico-ecclesiale che delinea la figura di un prete, precisamente di un parroco, responsabile di un’importante Comunità cristiana, in un preciso contesto di vita civile e politica, in un momento storico drammatico per l’Europa e per l’Italia: il regime fascista, le leggi razziali, il secondo devastante conflitto mondiale, la Resistenza, la ricostruzione materiale e morale postbellica, le contrapposizioni politiche seguite alla collaborazione resistenziale contro il nazifascismo, anche in Racconigi”, scrive don Giuseppe Tuninetti nella presentazione del volume.

Prosegue lo storico della Chiesa: “Don Saglietti non si sottrasse alle sue responsabilità di parroco e di cittadino. Nel suo stile pastorale il priore si staglia come pastor bonus e defensor civitatis. Ne emerge una spiccata personalità, di uomo e di prete. Temperamento forte e signorile, cordiale e socievole, dotato di buona cultura, sia ecclesiastica sia profana, che lo aiutò a mediare con autorevolezza tra partigiani e nazifascisti nell’aprile del 1945 e a cogliere quelli che Papa Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II chiamavano «i segni dei tempi», rendendolo aperto alle riforme promosse dallo stesso concilio. Soprattutto un uomo di Dio, di profonda fede, manifestata dal suo abituale sussurrare del «Deo gratias», fonte del suo intenso zelo e affetto per i suoi parrocchiani“.