Intervista a Dario Kafaie, presidente del Gruppo Imprese Chieresi, che vuole lanciare un maxi-studio per cambiare il trasporto pubblico locale in tutta l’area, Carmagnola inclusa.

«Se vogliamo rilanciare e dare un futuro al nostro territorio, occorre renderlo attrattivo per aziende e lavoratori: migliorare il trasporto pubblico locale è il primo, fondamentale, passo da compiere»: così Dario Kafaie, presidente del Gruppo Imprese Chieresi, ragiona con “Il Carmagnolese” sulle prospettive di sviluppo dell’area a sud-est di Torino, Carmagnola inclusa.
La sua Associazione rappresenta oggi realtà produttive che valgono circa due miliardi di euro di ricavi all’anno e impiegano più di cinquemila lavoratori della zona, che da tempo denunciano anche una minor competitività rispetto ad altre aree a causa di alcune carenze infrastrutturali, come quelle legate al TPL.

Proprio per questo, nei mesi scorsi, avete discusso con i Comuni della necessità di realizzare uno studio utile a presentare proposte di miglioramento al servizio di Trasporto Pubblico Locale della Regione Piemonte. Di cosa si tratta?
Siamo abituati ad avere una visione a medio e lungo termine, e su questo territorio, con il trend demografico in atto, ci dobbiamo preoccupare di trattenere giovani e imprese. Ci siamo rivolti a una delle massime esperte, al livello internazionale del settore, la professoressa Cristina Pronello del Politecnico di Torino, già presidente dell’Agenzia per la Mobilità Piemontese e membro del board delle FS, chiedendole di poter avere una fotografia dell’attuale offerta di TPL, concepita negli anni ’70, e un quadro della domanda anche latente e delle necessità da parte di Comuni, imprese e cittadini, in modo da sovrapporli tra loro e poter capire dove andare a migliorare il servizio. Per fare questo, ovviamente, servono dati raccolti con rigore e metodo scientifico, per poter essere poi analizzati da una start-up innovativa, “spin-off” del Politecnico guidata dalla stessa Pronello e trasformati in proposte concrete: una riorganizzazione organica delle linee dei mezzi pubblici, capace di rendere il territorio connesso e fruibile.
A che punto siete?
Abbiamo suddiviso il territorio in cinque aree a cui fanno riferimento i 37 Comuni del nostro territorio, ciascuna facente riferimento ai centri più grandi, come Carmagnola, e stiamo aspettando di completare le adesioni. Villanova d’Asti e Castelnuovo Don Bosco sono già della partita e Chieri sta valutando, con la consapevolezza circa il valore di questo progetto e dei benefici in termini di ricadute a favore delle fasce giovanili, del pendolarismo di lavoro e di quello sanitario e, in generale, dello sviluppo economico. Qui, infatti, c’è in gioco il futuro del nostro territorio su tre elementi di visione strategica: giovani, lavoro e sviluppo.
Qual è la posizione di Carmagnola?
La sindaca Gaveglio è molto attenta e consapevole rispetto a questo tema, la scorsa settimana abbiamo avuto un incontro molto cordiale con la sindaca, che ha confermato l’interesse del suo Comune al netto di alcune difficoltà da superare a livello di bilancio comunale (il progetto ha un valore complessivo di circa 250 mila euro, di cui un quarto ricadrebbe sulle casse carmagnolesi, ndr). Per Carmagnola in particolare, l’offerta è progettata per intercettare e studiare potrebbe giovarsi in modo particolare di questo studio grazie all’analisi che verrà effettuata anche i flussi di “traffico passivo” che interessano il suo territorio, con l’obiettivo di trovare soluzioni realizzabili in breve tempo e a costi contenuti per ridurre il passaggio di auto e di mezzi pesanti, diminuendo l’inquinamento, anche in chiave tangenziale.
Vede una possibile sinergia -anche per bypassare eventuali ostacoli economici- con gli studi legati alla viabilità, a partire da quella per il nuovo ospedale unico a Cambiano, che alcuni Comuni della pianura sud di Torino hanno ipotizzato incontrando l’Istituto IUSE insieme al presidente del Consiglio regionale, Davide Nicco?
Sono in contatto con il presidente dello IUSE, il professor Pier Carlo Rossi, il quale mi ha informato che lo IUSE non ha le competenze negli strumenti per sviluppare un progetto simile a quello proposto dallo “spin-off” del Politecnico. E poi viabilità e trasporto pubblico locale non sono la stessa cosa: specificato questo, con il professor Rossi abbiamo subito creato le condizioni per collaborare e per capire se lo IUSE potrà dare una mano ai Comuni e al Gruppo Imprese Chieresi per trovare fondi in ambito europeo. Ma questa opportunità deve essere vista come una possibile risorsa aggiuntiva e non come un alibi per rimandare le decisioni o svincolarsi da un grave problema come quello del TPL che oggi affligge, in primis, i lavoratori e tutti i residenti del territorio.
C’è anche, e soprattutto, una questione di tempistiche...
Esatto. Nel 2026 verrà a scadenza l’appalto per il servizio del trasporto pubblico locale del Piemonte. Per tale data, quindi, servirà avere un progetto da sottoporre alla Regione e al dipartimento pianificazione di Città metropolitana. Quindi non c’è tempo per aspettare o per sperare che “piovano” soldi dall’Unione Europea, chissà come e chissà quando… Il vero punto di forza dello studio che abbiamo proposto, realizzato dallo spin-off del Politecnico, è la rapidità: in due o tre mesi sarà possibile avere i dati per quanto riguarda la popolazione, mentre in parallelo il Gruppo Imprese Chierese, tramite i propri associati, si occuperà di quelli relativi al pendolarismo lavorativo.
A proposito di Regione: nell’ultimo incontro a Torino, l’assessore ai trasporti Marco Gabusi aveva parlato di un co-finanziamento regionale. La risulta sia confermato?
Assolutamente! Si parla di una compartecipazione finanziaria tra il 20 e il 30%, con la quota restante che dovrà essere pagato dai Comuni in base al numero di abitanti. E se c’è la volontà dei sindaci, i soldi si trovano. Il GIC, inoltre, è disponibile a lavorare a fianco delle Amministrazioni, caso per caso, per coinvolgere le imprese in una raccolta fondi.
Tra le altre “soluzioni” da voi proposte per migliorare la situazione dei trasporti a livello locale, c’è anche quella di aprire un nuovo svincolo sull’A21 in località Masio, tra Poirino e Pessione di Chieri. A che punto è questo progetto?
Questo è un altro punto importante, che aiuterebbe a sgravare anche il traffico su Carmagnola. Lo svincolo di Masio è infatti un’opera strategica: oltre alla questione legata a sostenibilità, inquinamento, sicurezza stradale e traffico, è importante anche in chiave industriale e turistica. Si tratta, infatti, di un nodo centrale per aziende come Martini & Rossi, Fi.Di.Vi. Aunde, Celmac e Denso a Poirino. Solo considerando queste aziende, lo svincolo permetterebbe di togliere 1000 tir al giorno che, invece di fare giri inutili, potrebbero raggiungere subito le imprese.