Asl TO5: intervista al nuovo commissario Bruno Osella

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Intervista esclusiva a “Il Carmagnolese” al nuovo commissario dell’Asl TO5, Bruno Osella, tra nuovo ospedale unico, opere del PNRR e carenze di personale medico e infermieristico.

Osella asl to5
Bruno Osella, al vertice dell’Asl TO5 fino al 31 dicembre

Scaduto il mandato di direttore generale ad Angelo Pescarmona, la Regione Piemonte ha nominato alla guida dell’Asl TO5 il dottor Bruno Osella, con il ruolo di commissario fino al 31 dicembre 2024.

Osella, racconigese di Oia, 62 anni, da tre è il direttore amministrativo della stessa Azienda sanitaria. In precedenza aveva ricoperto un medesimo ruolo all’Istituto Zooprofilattico e lavorato in altre Asl piemontesi. “Il Carmagnolese” lo ha intervistato.

Bruno Osella nuovo commissario dell’Asl TO5 per tutto il 2024

Si aspettava di andare a ricoprire questo ruolo?
Premesso che la nomina a commissario è stata per me improvvisa e inattesa, ero d’altronde l’unico interno all’Asl con i requisiti necessari. Tramite la mia figura la Giunta regionale ha quindi scelto di dare continuità: intendo pertanto proseguire nel solco di finora realizzato da Pescarmona, assumendomi la responsabilità di essere al vertice per sette mesi.

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Una sua priorità è sicuramente il nuovo ospedale unico
Assolutamente. Nel rispetto dei tempi indicati dalla norma, intendo seguire a fondo la procedura, con tutte le verifiche tecniche e gestionali previste. In questi mesi dovrebbe anche arrivare un primo rendering, tramite il quale avremo una prima idea del progetto in generale (superfici, altezze, ecc.) e potremo avviare le prime interlocuzioni con gli altri Enti: in questa fase è importante che ognuno faccia bene la sua parte. Sono anche soddisfatto dell’accordo con l’INAIL, un altro Ente pubblico: significa fondi certi e interlocuzione più facile. Inoltre loro fanno l’investimento e noi pagheremo un affitto: una formula vantaggiosa per entrambi.

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Nel frattempo continuate a investire anche sulle strutture esistenti?
Come già da anni, proseguiamo nell’ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche, fondamentali per dare un buon servizio, curare bene le persone e non farle andare altrove. E, in parallelo, lavoriamo per garantire la sicurezza di edifici e impantistica, fattore primario sia per i pazienti che per chi ci lavora. Gli ospedali che abbiamo non sono nuovissimi, quindi si tratta di un tema di assoluta rilevanza.

Ci sono anche i tanti interventi legati ai fondi del PNRR, a partire dalla realizzazione delle nuove Case di Comunità.
Quello è un appalto realizzato da Invitalia e non direttamente dall’Asl: noi possiamo però stimolare, sollecitare e verificare che tutto venga fatto al meglio. Tra luglio e settembre dovrebbero finalmente partire i vari cantieri, anche perché entro fine 2025 tutto dovrà essere completato o si perderanno i finanziamenti. Si tratta comunque un progetto ben indirizzato.

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Tra le questioni più sentite sul territorio vi è quella relativa alla mancanza di pediatri -soprattutto nei Comuni di piccole dimensioni- e di medici di medicina generale. Qual è la fotografia aggiornata e come state affrontando questa situazione?
Al momento posso affermare che nessuno, in tutta l’Asl, risulta senza medico o pediatra, anche se abbiamo dovuto ricorrere a tutte le strategie -dall’aumento dei massimali a contratti temporanei o al ricorso ad ambulatori nei Comuni limitrofi- per fronteggiare il problema, che resta innegabile. Usando le varie leve a disposizione, siamo a oggi riusciti ad evitare situazioni di crisi vera e propria.
C’è sicuramente qualche medico in sofferenza per aver raggiunto i limiti, oltre ad alcuni territori in cui le famiglie devono spostarsi di qualche chilometro… ma se i medici non scelgono certi Comuni, noi non li possiamo costringere. Non è una situazione ottimale, ma almeno resta sotto controllo.

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La carenza di personale resta un problema anche per gli ospedali, sia a livello di medici che di infermieri? Quest’estate rischiamo una nuova chiusura, anche parziale, per il San Lorenzo?
Per quanto riguarda gli infermieri. fortunatamente si è sbloccato il concorso: nel frattempo, comunque, noi avevamo già assunto 15 persone a tempo indeterminato, ora è arrivata la conferma che abbiamo fatto bene. Il problema di carenza del personale medico esiste, a partire da internisti, medici di urgenza e psichiatri, che mancano in tutta Italia. Qui patiamo anche la lontananza da Torino, risultando meno attrattivi per i giovani, che preferiscono i grandi ospedali. Ma non è una situazione così grave da dover pensare a ridimensionamenti: posso pertanto confermare che l’ospedale di Carmagnola a oggi non risulta depotenziato. Tanto meno ci sono rischi di chiusura, né per il Pronto Soccorso né per altri reparti.

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Come intendete fronteggiare comunque queste carenze di medici?
Siamo fiduciosi che i recenti accordi tra Regione e Università ci possano dare nuove risorse: a livello di Asl abbiamo richiesto otto medici internisti (di cui sei per Carmagnola), quattro urgentisti, altrettanti psichiatri e due ginecologi. Nel frattempo, quando servono, ricorriamo ai cosiddetti “gettonisti”, anche se per fortuna riusciamo a restare su numeri gestibili, a differenza di altre realtà che hanno dovuto appaltare interi reparti alle cooperative. Questo resta in ogni caso un problema strutturale, che va risolto a livelli superiori.

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