Riceviamo e pubblichiamo:
Qui rimase per due anni, mangiando anche radici di erbe e bucce di patata e facendo i lavori più faticosi da manovale e muratore: in particolare, contribuì a costruire una copertura in cemento armato spessa sette metri al di sopra di una fabbrica di cuscinetti a sfere. Tale industria, bombardata più volte dalle “fortezze volanti” americane, non fu mai danneggiata.
Nel giugno 1945 gli alleati americani arrivarono nel campo e liberarono i prigionieri: Gastaldi rientrò in Italia il 1 luglio e il 16 agosto il Distretto militare di Mondovì lo congedò. Tornò quindi alla sua vita normale, fatta di lavoro e fatica: prima come muratore e poi, per 33 anni, alla Fiat Presse a fare il battilastra e il saldatore. Intanto, trasferitosi a Villastellone dalla natia Sommariva Bosco, coltivava ortaggi nel suo orto e ogni pomeriggio nella bella stagione, attaccato alla bicicletta il carretto con qualche cassetta di verdura e patate, andava a venderle sulla statale 393. Prodotti rigorosamente senza pesticidi né concimi chimici, e a “chilometri zero”. Se ne è andato in silenzio come è sempre vissuto, schivo e solitario, un uomo d’altri tempi, dedito solo al dovere ma –proprio per questo- noi vogliamo ricordarlo.
Manuela Paladini