Pellegrinaggio in solitaria sul più duro dei cammini di Santiago, il “Primitivo”, per il carmagnolese Piero Giorgio Salomone.
“O Asturia bella Asturia, sei più bella, e più dura“, diceva nel 1539 Bartolomeo Fontana, il primo pellegrino a lasciare testimonianza scritta del proprio cammino, ovvero quello Primitivo, di gran lunga il più duro tra tutti quelli Giacobei che portano a Santiago di Compostela (e uno dei due annoverati come patrimonio Unesco).
Il 2 maggio il carmagnolese Piero Giorgio Salomone detto Pg, ha ultimato questo percorso, in 13 tappe, partendo da Oviedo e arrivando nell’immensa piazza della cattedrale di Santiago de Compostela.
“Non è un cammino che si può improvvisare, visto l’interminabile alternarsi di salite e discese, mai alleviate da tratti pianeggianti, specialmente nelle prime tappe, e visto il clima particolarmente piovoso che costringe a camminare spesso nel fango, per molte ore al giorno: se non si è particolarmente allenati e/o motivati non lo si porta a compimento -spiega Salomone- È anche un percorso solitario, che attraversa zone spopolate, con pochissimi servizi, a differenza dei cammini più noti. Il pellegrino è quindi costretto a doversi organizzare giorno dopo giorno sia per l’approvvigionamento del cibo che per avere posto nel quale poter dormire. Per questo, anche, lo fanno in pochissimi: nelle prime 11 tappe ho incontrato in tutto 15 persone“.
Aperte le iscrizioni per il pellegrinaggio a Lourdes con l’Oftal
Ci sono stati momenti di cedimento?
“Nei primi tre giorni ho camminato circa 7/8 ore al giorno sotto una pioggia fredda e battente e ho anche dovuto dormire in una vecchia scuola abbandonata con un unico
termosifone elettrico come riscaldamento. Ero pure da solo. Ma la voglia di ripartire mi ha motivato a non mollare“.
Cosa l’ha spinta a fare questa esperienza?
“Non sono credente ma resto convinto che ogni uomo viva in un proprio microcosmo quotidiano di esperienze che a sua volta è inserito in un macrocosmo universale
infinitamente più grande. E tanto più l’energia e la spiritualità umana vivono in equilibrio con quella cosmica, tanto più l’uomo si sente realizzato e vive sereno. È questo che mi ha spinto ad affrontare diversi e interminabili giorni di pioggia, sentieri fangosi, da solo e in mezzo alle montagne. La voglia di sentirmi parte integrante di questo macrocosmo. Ho 59 anni e un’esperienza così forte e profonda non l’avevo ancora vissuta“.