Intervista alla carmagnolese Giovanna Burzio, che da anni lavora a contatto con i libri, ha pubblicato il volume “Bookinfluencer” e ora ha dato vita all’agenzia editoriale Leviosa.
Carmagnola punta a valorizzare sempre più i propri rapporti con il mondo dell’editoria e ambisce addirittura a diventare “Capitale italiana del libro” nel 2026, come annunciato dall’Amministrazione al termine del festival Letti di Notte e di recente confermato all’unanimità dal Consiglio comunale.
Attiva in questo campo, da anni, è una brillante carmagnolese, Giovanna Burzio, già autrice del volume “Bookinfluencer – Chi parla di libri e dove trovarli”, che di recente ha anche dato vita a Leviosa, agenzia editoriale che punta a offrire servizi «per tutto quello che c’è prima della pubblicazione di un libro».
Carmagnola capitale italiana del Libro, unanime il Consiglio comunale
Cosa intende, di preciso, con questa affermazione?
Io e la mia socia, la torinese Desirée Melano, affianchiamo gli scrittori (e aspiranti tali) nel processo creativo, esaltando le potenzialità delle loro storie, lavorando su di esse o contribuendo a trasformare semplici idee e intuizioni in storie vere e proprie. Il tutto con professionalità, esperienza e tanta passione.
Non vi occupate, invece, di mettere in contatto chi vuole pubblicare con le case editrici?
Ovviamente, dopo anni di esperienza nel settore, abbiamo i nostri contatti, ma siccome sappiamo bene che la rappresentanza è qualcosa di molto delicato stiamo sviluppando partnership con chi si occupa già nello specifico di quell’aspetto. Crediamo molto nel lavoro di rete e nella diversificazione delle competenze, e speriamo possa essere la strada vincente. Intanto la nostra attività principale è il lavoro che viene definito “editing”, che non significa correggere grammatica o refusi ma rendere una storia presentabile alle case editrici, trasformarla da privata a pubblica.
Come fate?
Accompagniamo lo scrittore ad avere consapevolezza delle proprie potenzialità ma anche delle criticità, ad esempio aiutandolo a individuare eventuali difetti ricorrenti nella forma espressiva. Lo aiutiamo a migliorare la trama o i personaggi, ovviamente dopo aver capito cosa aveva in mente, nel pieno rispetto della sua autonomia e della sua creazione. Possiamo suggerire come far interagire tra loro le varie figure o quali sfumature aggiungere, anche per adattare il testo alle linee editoriali delle varie case di pubblicazione. Si tratta di un percorso di confronto, scambio e crescita.
Torniamo alla professionista Giovanna Burzio. Da dove nasce la sua passione per l’editoria?
Appena laureata in Filosofia, circa due decenni fa, ho frequentato un master a tema, anche se all’epoca il mio sogno era di diventare insegnante. Una volta entrata a contatto con questo mondo, però, ne sono rimasta affascinata, grazie anche a uno stage con la rinomata Ananke Edizioni. Qui mi sono occupata della loro rinomata collana filosofica, sono stata quindi confermata in azienda a fine tirocinio, sono diventata responsabile di collana e, infine, con due soci ho addirittura rilevato una costola della casa editrice, fondando e gestendo per tre anni una mia società. Da quel momento non mi sono più fermata…
C’è qualcosa di cui è particolarmente fiera nel suo percorso professionale?
Anni fa ho dato vita a un concorso di racconti intitolato “Il colore delle Donne (non è soltanto il rosa)”, dedicato al contrasto degli stereotipi di genere, una tematica che mi sta molto a cuore. Ora non lo seguo più, ma è ancora attivo, e ne sono felice.
Quanti libri ha seguito in circa 20 anni di carriera?
Centinaia. Ma, più dei numeri, ho spaziato in molti settori, dalla narrativa alla saggistica all’universitaria, occupandomi di tanti generi narrativi: giallo, sentimentale, fantasy, storico… con questi ultimi due che sono tra i miei preferiti.
Ci sono autori famosi con cui ha collaborato?
Parecchi, e molto diversi tra loro. Bravissimi scrittori italiani, come Francesco Falconi ed Eleonora Geria, entrambi presentati al Premio Strega, ma anche stranieri, in primis Jonathan Carroll, definito “il Murakami occidentale”. Ma anche personaggi del mondo musicale, da Stefano D’Orazio dei Pooh a Marina Rei, e tanti giornalisti, come Clara Caroli di Repubblica, Fabiola Palmieri del Fatto Quotidiano, Simona De Ciero del Corriere della Sera e lo storico inviato Rai da Londra, Stefano Tura, nella veste però di scrittore di thriller.
C’è qualcosa di cui vorrebbe occuparsi ma non ne ha ancora avuto l’opportunità?
Mi piacerebbe lavorare sulla narrativa per ragazzi, in particolare la fascia dai 10 ai 18 anni, perché sono quelli che leggono di più e hanno grande entusiasmo. Sono anche molto curiosa nei confronti dei libri per l’infanzia e del fumetto.
Com’è, invece, Giovanna Burzio nelle sue scelte private di lettura?
Leggo molto, e di tutto. Sono molto curiosa ma anche molto selettiva. Diciamo che ho gusti ben precisi e la mia scelta dipende dall’emozione che voglio “leggere” in quel momento.
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