Giorgia Cambiano, premiata per la laurea sul piemontese di Castagnole

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Giorgia Cambiano, giovane castagnolese, ha vinto il prestigioso Premio Oberto per la sua tesi triennale basata sul dialetto piemontese, in particolare sul lessico rurale di Castagnole Piemonte.

Giorgia Cambiano
Giorgia Cambiano, vincitrice del Premio Oberto per la sua tesi in linguistica italiana “Lessico rurale a Castagnole Piemonte: una ricerca sul campo”

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti“: è questa frase di Cesare Pavese ciò che viene in mente pensando all’incontro con Giorgia Cambiano, giovane castagnolese che recentemente è arrivata prima tra le lauree triennali del Premio Oberto.

Il riconoscimento è il risultato di un bando biennale organizzato dal Centro Gianni Oberto, con sede nel Consiglio regionale del Piemonte: l’obiettivo è di valorizzare la conoscenza del patrimonio culturale piemontese, la sua storia e le sue tradizioni.

Il concorso è rivolto ai laureati in discipline umanistiche e letterarie delle università piemontesi. Giorgia Cambiano ha ottenuto il primo premio con la sua tesi triennale in linguistica italiana, dal titolo “Lessico rurale a Castagnole Piemonte: una ricerca sul campo“.

Giorgia è una giovane ragazza di Castagnole Piemonte che lo scorso aprile si è laureata all’Università di Torino in Scienze e Letterature moderne, specializzandosi nell’inglese e nel russo; adesso ha continuato gli studi con la laurea magistrale a Trieste in Traduzione specialistica e interpretazione di conferenza.

La sua idea per il futuro è di poter insegnare le lingue straniere, alle scuole superiori o all’università, motivo per cui immagina di continuare a studiare, cosa che la appassiona da sempre così come scrivere, leggere e tradurre.

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L’idea della tesi incentrata sul lessico del dialetto piemontese è nata dalla volontà di fare un lavoro di ricerca, grazie all’aiuto del suo relatore. “Volevo sicuramente fare una tesi che riguardasse una lingua, e ho pensato di farla sul piemontese, parlato dai miei genitori e nel mio paese, Castagnole: è una lingua a tutti gli effetti, con una sua grammatica, un suo lessico, dei dizionari che lo rappresentano e con regole precise -spiega la giovane- Castagnole, come molti altri paesi di questa zona, è un territorio dove ci sono ancora molte persone che lavorano nell’ambito dell’agricoltura e dell’allevamento. In questo ambiente si parla tuttora il piemontese, ci sono tantissime parole tipiche del settore: a me interessava ricercare parole che sono principalmente dialettali, a volte senza una traduzione in italiano. Ciò poteva essere fatto solo intervistando coloro che usano nella loro quotidianità questi termini: ho iniziato così ad intervistare alcuni castagnolesi, anche per capire il loro rapporto con il dialetto, che mi sembra più intimo rispetto alla scelta dell’italiano“.

Ha avuto così inizio la serie di interviste condotte da Giorgia Cambiano, che racconta come all’inizio la situazione fosse bizzarra, sia per lei, sia per gli intervistati: “Era strano andare a chiedere alle persone come chiamavano alcune cose, quali erano le pronunce per indicare degli oggetti; però ho avuto l’impressione che avessero voglia di raccontarsi, anche perché parlavano del lavoro che avevano fatto per tutta la vita. Inoltre potevano spiegarsi in piemontese, e secondo me non è scontato usare il dialetto tra persone che hanno un notevole distacco di età“.

Le persone intervistate infatti hanno tutte dai sessanta anni in su: la selezione è stata fatta in base al tipo di lessico ricercato. “Le parole dell’ambiente rurale, quello più specialistico, non sono quelle usate dalla generazione di oggi: lo stesso lavoro nei campi negli anni si è modificato ed è diverso, quindi anche il linguaggio è cambiato -spiega la vincitrice del Premio Oberto- A me interessavano termini tipicamente piemontesi, poco italianizzati: era necessario ricercarli in coloro che avevano lavorato in un periodo in cui il dialetto era ancora davvero la lingua di tutti i giorni“.

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I castagnolesi che hanno aiutato Giorgia Cambiano nella sua tesi sono persone che lavorano o che hanno lavorato negli ambiti dell’agricoltura e dell’allevamento, oltre a commercianti di bestiame, mestiere che a Castagnole era ed è frequente.

La studentessa mostrava loro questionari con immagini e fotografie di attrezzi, animali, piante, e chiedeva il termine con cui venivano chiamati. “Ho notato che a volte la stessa figura, ad esempio un certo tipo di aratro, mostrata ad una persona di 60-65 anni e ad una di 80-85, non produceva la stessa risposta: il più anziano sapeva dirmi esattamente come si chiamava l’oggetto e a cosa serviva, mentre il più giovane aveva dei ricordi più vaghi, perché magari era un attrezzo usato dai suoi genitori e non direttamente da lui“, racconta ancora Giorgia.

Gli intervistati hanno anche proposto alla giovane alcuni aneddoti sull’ambiente rurale; ne è un esempio un racconto sulla stalla, “il posto dove si mettevano le vacche, ma anche il luogo dove la sera ci si radunava tutti insieme sul pagliaio per parlare della propria giornata o di altre storie. Quando senti raccontare con così tanta gioia e anche nostalgia queste cose, capisci che è un tempo passato ma vissuto sempre con emozione“.

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Il giorno in cui la giovane castagnolese ha saputo di aver vinto il Premio Oberto è stato un momento di grande felicità: “Ero contentissima, anche perché ho saputo della vittoria il giorno seguente il mio compleanno, quindi è stato un accumularsi di gioie incredibili. Sapere che il mio lavoro, a cui mi sono dedicata con impegno e cura, aveva ottenuto un riconoscimento a livello regionale mi ha reso orgogliosa; la tendenza di adesso è di parlare sempre meno il dialetto, ma questi sono argomenti davvero interessanti e forse un po’ sottovalutati“.

In un tempo in cui infatti si tende a guardare alle campagne e alle province come a luoghi immobili e senza grandi prospettive per i giovani, Giorgia Cambiano racconta che per lei “Castagnole rimane sempre casa“, nonostante la passione per i viaggi. “Ho avuto l’opportunità di spostarmi all’estero per studio e per lavoro, però mi piace sempre tornare a casa, a Castagnole: è un paese piccolo, ma non lo cambierei mai. Ho imparato ad apprezzare la bellezza di vivere in un territorio contornato dalle campagne, in un paese in cui tutti si conoscono e in cui ci si saluta per nome, dove non c’è la fretta e la frenesia della città; qui si vive ancora con spontaneità e tranquillità“.

Ci sono due parole in piemontese che possono rappresentare al meglio Castagnole? Secondo Giorgia sono due: “vaca” per l’allevamento e “slòira” per l’agricoltura; la prima fa riferimento alla vacca, un animale tipico del Piemonte, e la seconda indica l’aratro usato per rivoltare la terra dei campi. “Questi due termini mi sono piaciuti molto, perché mi hanno permesso di fare ricerche davvero approfondite. Entrambi portano con sé tante particolarità, ad esempio i diversi tipi di vacca e le differenti parti che compongono l’aratro: è incredibile come in una parola sola ce ne siano altre mille, è una cosa emozionante“.

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