La UTIM – Unione per la tutela dei diritti delle persone con disabilità intellettiva diffida Cisa 31 e Asl TO5 in merito al Centro diurno di Carmagnola: “è un servizio essenziale, non può essere sospeso”.

La ventilata chiusura estiva del Centro diurno di Carmagnola è al centro della diffida inviata dall’Unione per la tutela dei diritti delle persone con disabilità intellettiva (UTIM) nei confronti del Consorzio socio-assistenziale Cisa 31, dell’Asl TO5 e dei sindaci dei Comuni consorziati.
L’Organizzazione chiede l’immediato ritiro della decisione di sospendere il servizio, sottolineando come il Centro Socio Terapeutico (CST) sia un servizio socio-sanitario essenziale, “ricompreso nei livelli essenziali di assistenza e dunque obbligatoriamente garantito dal Servizio Sanitario Nazionale“.
«La chiusura del Centro non può essere giustificata da carenze di bilancio, reali o presunte -sottolineano dall’UITM- Così come non sarebbe accettabile interrompere il servizio scolastico, un pronto soccorso o l’erogazione delle pensioni: si tratta di diritti tutelati dalla legge».
La diffida richiama norme precise a sostegno della propria posizione: dalla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale fino alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia.
UTIM ricorda anche numerose sentenze della Corte Costituzionale e dei tribunali amministrativi che hanno ribadito l’obbligo delle istituzioni pubbliche di garantire servizi essenziali senza scaricare costi impropri sulle famiglie.
L’Associazione ha chiesto anche l’intervento urgente del Difensore civico regionale e ha coinvolto i media locali per dare massima visibilità alla vicenda. «È del tutto illegittimo e irresponsabile che un Ente pubblico dichiari di non trovare poche migliaia di euro per garantire un servizio obbligatorio, paragonabile alla scuola dell’obbligo per impatto e valore costituzionale», si legge nella diffida.
UTIM conclude riservandosi di intraprendere azioni legali urgenti, comprese richieste di risarcimento danni e rimborso delle spese eventualmente sostenute dalle famiglie per servizi alternativi.
L’Associazione attende ora un riscontro formale dalle istituzioni coinvolte, ribadendo la necessità di garantire la continuità del servizio, a tutela dei diritti fondamentali delle persone con disabilità e delle loro famiglie.