Ordinato nel 1986, diacono Saverio “Rino” Rubino ha anche lavorato come infermiere all’ospedale San Lorenzo di Carmagnola.
Nel 1986 il cardinale arcivescovo di Torino, Anastasio Ballestrero ,ordinava diacono un giovane Saverio Rubino: oggi, a distanza di 35 anni, quel diacono “Rino”, come tutti lo conoscono in città, continua a servire la Comunità di Carmagnola, alla quale è stato destinato fin dal principio.
Classe 1947, originario di Tiriolo (Catanzaro), la sua è stata finora una vita spesa a servire e aiutare gli altri, nella doppia veste di consacrato e infermiere.
Come ha iniziato e come si è sviluppato questo percorso?
Iniziai a lavorare presto per le difficoltà economiche della mia famiglia. Non ero felice, finché un giorno mi recai al santuario della Madonna di Porto, in Gimigliano. Supplicai Maria di farmi cambiare vita, e le mie preghiere furono accolte. Arrivò l’opportunità di frequentare le scuole medie a Lamezia Terme, e di completare gli studi a Bagnolo Piemonte, dai salesiani. Dopo l’esperienza da militare conobbi don Gabriele Milanesio. Fu lui che con don Aldo e don Pipino mi indirizzarono alla facoltà di Teologia di Torino. Per mantenermi gli studi, avevo trovato lavoro come infermiere all’ospedale San Lorenzo di Carmagnola. Insieme agli studi teologici, presi l’abilitazione alle funzioni direttive nella Sanità pubblica e diventai insegnante per la preparazione dei futuri infermieri. A un certo punto capii che il diaconato era la strada che il Signore avevo pensato per me. Mi permise di spendermi per il suo gregge e di continuare a lavorare in ospedale, per alcuni anni anche come caposala al Cto di Torino. Oggi sono in pensione e mi occupo a tempo pieno del servizio alla Comunità carmagnolese.
Quali sono stati i momenti forti in questi 35 anni da diacono?
Penso ai primi giorni di ordinazione, quando sentii veramente che qualcosa di bello era avvenuto nella mia vita. Proprio come quando una persona si sposa e si accorge che niente sarà più come prima.
Un secondo ricordo indelebile è l’incontro con San Giovanni Paolo II. Mi ha segnato per sempre, le parole che mi sussurrò mi risuonano ancora negli orecchi: “Ricordati che dovrai servire sempre Dio nell’uomo”.
Il terzo momento che ricordo volentieri è una messa del Voto, la sera del 7 dicembre. Provai una commozione fortissima leggendo una delle mie poesie di buonanotte a Maria Immacolata.
E poi l’Eremo, che ho curato dal 1997 organizzando eventi, seguendo la manutenzione e tanto altro.
Negli anni trascorsi in Collegiata ha visto alternarsi già molti parroci…
In 35 anni è normale vivere momenti di alti e bassi, ma ho sempre voluto bene a ciascuno di loro. Don Giuseppe Pipino, un uomo tutto cuore. Don Aldo, il prete e parroco di tutti. Don Giancarlo, il Monsignore, che ha fatto tanto del bene a questa città. E oggi don Dante: come si fa a non volergli bene? È un uomo deciso, può sembrare un po’ burbero a volte, ma ha un gran cuore e sa agire secondo il volere del Signore. Mi ricorda tanto don Aldo.
E per il futuro?
È nelle mani di Dio, non mettiamo limiti alla Provvidenza. Continuerò a servire la Comunità finché vorrà il Signore.
Jacopo Curletto
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