Svelati tutti i dettagli dell’operazione che il Comune di Carmagnola intende attuare da gennaio per mappare il Dna di tutti i cani del territorio, in modo da contrastare il problema delle deiezioni non raccolte.
Una mappatura -in circa dieci anni- del Dna di tutti i cani dei residenti a Carmagnola, in modo da poter individuare i proprietari che non raccoglieranno le feci dei propri animali.
“Un progetto per garantire il decoro di Carmagnola, oltre al benessere e alla salute dei cittadini e degli animali“, lo ha definito il sindaco, Ivana Gaveglio, in apertura della serata.
La parola è passata quindi all’assessore all’ambiente, Massimiliano Pampaloni: “Abbiamo pensato a questa soluzione in quanto il problema è molto sentito ma è altrettanto difficile cogliere in flagranza, in quanto il momento della deiezione dura molto poco. E poi, avete mai visto il proprietario di un cane non raccogliere le feci quando ci sono i vigili nei paraggi?“.
Dopo una fase di studio durata parecchi mesi, il Comune ha lanciato ora l’iniziativa, che diventerà concreta a gennaio 2019, dopo i passaggi ancora necessari in Consiglio comunale per la modifica del regolamento sul benessere animale.
“Si tratta di un progetto a costo zero per le casse comunali, grazie alle partnership con l’Istituto zooprofilattico, l’Ordine dei Veterinari, l’Asl TO5, il Consorzio Chierese per i Servizi e la ditta Derichebourg San Germano come partner finanziario -ha sottolineato Pampaloni- Sicuramente un sistema complesso, ma non ci sono soluzioni facili per questo problema: se fosse bastato fate le multe, non mi sarei imbarcato in questa avventura. Senza contare che un vigile addetto al controllo costerebbe almeno 30 mila euro all’anno“.
Il cittadino, fino al 31 ottobre 2019, avrà quindi la possibilità di andare al canile municipale di via Ceis (dove ci sarà un apposito sportello, aperto almeno due ore a settimana, a partire da gennaio) o da veterinari convenzionati aderenti all’iniziativa, senza spendere nulla, per fare il tampone al proprio cane. Un esame non invasivo e molto rapido.
“Da questo tampone, l’Istituto Zooprofilattico estrarrà un campione di Dna e creerà l’impronta genetica di ogni cane, conservandola nella propria bio-banca dati. Una copia verrà anche consegnata anche al proprietario, su richiesta –hanno spiegato i tecnici presenti alla serata– Il profilo genetico aiuta anche a identificare relazioni di parentela o a rintracciare il cane in caso di furto o smarrimento, in caso di smarrimento o rimozione del microchip“.
La parola è andata anche ad Alfredo Bianchi, direttore dei cantieri di igiene ambientale della Derichebourg San Germano, che ha deciso di sostenere economicamente tutti i costi dell’iniziativa per il primo anno: “Abbiamo scelto di sponsorizzare questo progetto perché ogni giorno riceviamo molte segnalazioni sulle deiezioni canine -ha spiegato- Abbiamo già provato ad affrontare il problema in altri Comuni installando maggiori cestini e distributori di sacchetti ma non ha funzionato. Speriamo che questo deterrente, invece, funzioni“.
A livello di sanzioni, è prevista una multa di 50 euro (reiterabile a ogni controllo) a chi non farà mappare il Dna del proprio cane.
Nel caso in cui vengano ritrovate feci non raccolte, le guardie zoofile avranno giurisdizione su tutte le aree pubbliche comunali e saranno autorizzate a raccogliere le deiezioni, usando un apposito kit e facendo un verbale di accertamento. Quindi, tramite l’Asl, i campioni saranno inviati all’Istituto Zooprofilattico che farà le analisi e collegherà il Dna delle feci alla propria banca dati, risalendo così al microchip e quindi al proprietario del cane. In questo caso, la sanzione sarà di 100 euro, oltre ai costi del procedimento (compresi quelli del kit).
Nessun problema anche dal punto di vista della privacy: il Comune gestirà solamente i dati relativi ai cani e non quelli sensibili dei padroni.
“In ogni caso, come avviene oggi per il microchip, spero che nel tempo questa iniziativa venga percepita come uno strumento di tutela del proprio cane, non come un’imposizione –ha sottolineato ancora Pampaloni- Poi speriamo che si debbano fare meno multe possibile e che funzioni l’effetto-deterrente, un po’ come le telecamere per individuare chi passa con il semaforo rosso“.
La seconda parte della serata è stata quindi dedicata alle domande e richieste di chiarimento da parte del pubblico presente in sala.
Cristiana Cassinelli, esponente della Lav Carmagnola (anche a nome dell’Associazione nazionale) ha chiesto che le analisi siano gratuite anche dopo la scadenza di ottobre 2019. “Altrimenti si tratterebbe di un ulteriore costo per i cittadini, che potrebbe rallentare le adozioni degli animali -ha argomentato– Inoltre tutti i soldi spesi per questo progetto sarebbe stato meglio investirli in altre attività legate al benessere animale: dall’aiuto a proprietari in difficoltà economica a nuove aree di sgambamento“.
L’assessore Pampaloni, accogliendo lo spirito della richiesta, ha replicato che è sua mia intenzione “chiedere all’azienda di igiene urbana (che si aggiudicherà il nuovo appalto nei primi mesi del 2019, ndr) di replicare la sponsorizzazione anche in futuro. In caso contrario saranno fatti dei “buoni adozione” almeno per i cani adottati al canile“.
In nessun caso, comunque, l’agevolazione riguarderà chi oggi è già proprietario di un cane e non farà il tampone (gratis) entro il prossimo ottobre.
Un’altra questione ha riguardato i cani di persone non residenti a Carmagnola: come saranno controllati? “Fortunatamente essi rappresentano una percentuale residuale -ha spiegato Pampaloni- Comunque proporrò di modificare la legge regionale per inserire l’obbligo di mappatura del Dna in tutto il Piemonte, insieme a quello dei microchip“.
Da più parti è venuta infine la richiesta di maggiori cestini in cui gettare le feci degli animali. “Sono in arrivo cinque nuovi cestini gialli dedicati, con coperchio, specifici per le deiezioni canine, che verranno a breve installati nei principali giardini pubblici, oltre a nuovi cestini per l’indifferenziato -ha concluso l’assessore-Non possiamo però metterne troppi, perché costano, vanno gestiti e rischiano di diventare un incentivo per abbandoni e per l’elusione della Tari“.
Un ultimo argomento ha quindi riguardato anche il problema dell’urina: al momento Carmagnola non ha intenzione di seguire subito le orme Chivasso (dove è stato da poco introdotto l’obbligo di girare con una bottiglietta d’acqua) ma l’Amministrazione monitorerà comunque quell’esperienza per vedere se vi siano elementi replicabili anche in città.