Ecco con quali criteri sono stati scelti i siti candidati a ospitare il futuro deposito nucleare nazionale. E come Carmagnola potrebbe opporsi.
Come è nata la mappa delle aree italiane candidati a ospitare il deposito nucleare nazionale, che vede anche Carmagnola presente insieme ad altri 66 siti “tecnicamente idonei” in tutta Italia, a partire dall’Alessandrino fino a Puglia e Sicilia?
I criteri sono stati elaborati dall’Ente di controllo, l’ex Ispra (oggi Isin), in linea con gli standard dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica, “con l’obiettivo di garantire l’integrità e la sicurezza nel tempo del deposito nazionale delle scorie nucleari“.
Carmagnola tra i possibili siti per il deposito nazionale di scorie nucleari
Per classificare le aree secondo un ordine di idoneità sono stati individuati alcuni fattori, a partire dalla classificazione sismica: il territorio, ovviamente, non deve essere ad alto rischio di terremoti.
Sono stati quindi considerati elementi come la scarsa densità di popolazione e la distanza dai centri abitati principali nonché il posizionamento in territori pianeggianti e facilmente raggiungibili con autostrade e ferrovie, fondamentali per far arrivare i carichi del materiale radioattivo da stoccare.
Che caratteristiche avrà il deposito nazionale delle scorie nucleari?
Vi è poi un criterio, il CA11, che fa riferimento a “produzioni agricole di particolare qualità e tipicità“: per quanto il documento ministeriale di nulla osta parli esplicitamente della presenza di “colture DOP-IGP e biologiche“, questo potrebbe essere uno degli elementi che il Comune di Carmagnola potrebbe utilizzare per opporsi al progetto.
In gioco potrebbero entrare anche il criterio CA10 “Presenza di habitat e specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico“, nonché il cosiddetto “fattore Valenze Naturali”, che porterebbe a escludere siti vicini ad aree naturali protette e siti Natura 2000, quelli in cui sarebbero interrotte connessioni ecologiche o zone con habitat e specie da conservare.
Proprio su questi temi è già intervenuto il consigliere regionale Davide Nicco, ex sindaco di Villastellone, che dichiara: “L’ipotetica zona identificata è un’area agricola di pregio ed è anche limitrofa a un sito d’interesse comunitario protetto dall’Unione Europea e ad un’oasi naturale del WWF”.
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