Fino a dicembre nessuna crisi ufficiale, ma l’attuale proprietà dell’ex Bisconova di San Bernardo avrebbe grandi vantaggi economici a trasferire in Lazio l’intera produzione oggi a Carmagnola. Il tema discusso in Consiglio comunale.
Saranno prese a dicembre le decisioni ufficiali sul futuro dello stabilimento ex Bisconova di San Bernardo, che rischia di chiudere nei prossimi mesi, lasciando a casa 22 lavoratori del territorio carmagnolese. Le prospettive, però, paiono al momento poco rosee.
L’azienda ha infatti garantito la permanenza in città fino a fine anno, con operatività sui tre turni. Il lavoro, infatti, non manca.
Ma l’attuale proprietà -il gruppo laziale Montebovi- avrebbe parecchi vantaggi (innanzitutto economici) a trasferire in centro Italia l’intera produzione.
Le prime preoccupazioni in merito a una potenziale crisi erano emerse a fine agosto, quando c’era stato un incontro tra l’Amministrazione, alcuni dipendenti dell’ex Bisconova e il sindacato Flai-Cgil.
Ai lavoratori carmagnolesi verrebbe nel caso offerta la possibilità di mantenere il posto di lavoro in caso di trasferimento, ma si tratta di un’ipotesi di difficile attuazione per la quasi totalità delle famiglie coinvolte.
“Dalla proprietà si sono dimostrati disponibili al dialogo ma anche chiari e realisti; io ho ricordato loro di seguire le procedure, tenendo informati i sindacati. Di più, come Comune, non possiamo fare, se non seguire l’andamento della vicenda“, ha sottolineato il sindaco.
Gaveglio si è quindi recata all’Assessorato del Lavoro della Regione, per chiarire quali strumenti e ammortizzatori sociali potrebbero essere attivati in caso di chiusura, ricevendo rassicurazioni in merito, con tre anni di sostegno (sotto varie forme) per i lavoratori. “A oggi, comunque, la crisi non è ancora aperta“, ha concluso.
“Una situazione poco rassicurante, anche se capiamo che la questione non dipenda dall’Amministrazione comunale -ha sottolineato Federico Tosco, segretario cittadino del Pd, che aveva presentato un’interpellanza in merito- Resta l’amaro in bocca, per tutti i lavoratori coinvolti e per la città“.