“Cosa c’è dietro una pizza?”: il ristoratore Lorenzo Lunetti racconta le difficoltà della categoria ai tempi del Covid

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Lorenzo Lunetti, proprietario del Ristorante dell’Olmo a Pralormo, racconta le difficoltà dell’anno appena trascorso, segnato dalla pandemia.

Lorenzo Lunetti Pralormo
Il ristorante di Lorenzo Lunetti poteva arrivare ad ospitare fino a 180 clienti; oggi è aperto solo il weekend per la pizza da asporto

Ci siamo abituati a fare la spesa contata per evitare di sprecare gli ingredienti, a vedere i nostri locali vuoti, a vivere ogni giorno con l’angoscia di dover chiudere da un momento all’altro, ma non so quanto ancora potremo resistere in queste condizioni”: a parlare è Lorenzo Lunetti, proprietario del Ristorante dell’Olmo di Pralormo, un locale di grandi dimensioni che, con le sue due sale e il dehor esterno, poteva arrivare ad ospitare fino a 180 clienti prima della pandemia.

Al momento facciamo solo pizza da asporto per il weekend e ovviamente le entrate non sono sufficienti per pagare tutti i dipendenti –spiega Lunetti- Tre dei miei ragazzi sono in cassa integrazione, mentre i due che sono rimasti a lavorare li sto pagando di tasca mia”. 

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Una situazione complessa fin dal principio quella dei ristoranti che, vendendo beni deperibili, sono stati costretti a gettare quantità ingenti di cibo a causa delle chiusure dell’ultimo minuto.

Dietro una pizza ci sono giorni di lavoro, una scelta accurata degli ingredienti e delle migliori tecniche di cottura -sottolinea Lorenzo Lunetti- Prima che chiudessero tutto avevamo appena comprato un nuovo forno per offrire ai nostri clienti prodotti di qualità sempre maggiore. Fa impressione girare per queste sale vuote che siamo abituati a vedere caotiche e rumorose, la ristorazione non è solo offerta di cibo, ma convivialità e questa sicuramente non può esistere con l’asporto”. 

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A sottolineare le difficoltà della situazione interviene anche il pizzaiolo Federico: “Siamo abituati a lavorare con standard qualitativi molto alti e nell’asporto sicuramente la nostra pizza perde fragranza. Fare il pizzaiolo richiede poi capacità manuali che vanno esercitate quotidianamente per non perderle e le chiusure rendono questo compito molto complesso”. 

Di fronte alla domanda sulle loro speranze per il futuro entrambi, proprietario e pizzaiolo, rimangono un attimo in silenzio: “Proviamo un senso di impotenza e rabbia, soprattutto nei confronti delle istituzioni che non sono state in grado di fornirci soluzioni e aiuti –commentano- Probabilmente molti locali chiuderanno e questo avrà una ricaduta economica anche su altri settori. Una volta terminato il periodo di emergenza sanitaria sappiamo che ci sarà molto da lavorare perché la gente ha bisogno, ora più che mai, di momenti di convivialità, ma in quanti riusciranno a resistere?”. 

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