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Il peperone di Carmagnola è in ottima forma, ma mancano i giovani

Intervista a presidente e vicepresidente del Consorzio del Peperone di Carmagnola: “Prospettive incerte per il futuro, nonostante le spinte del mercato”.

Tuninetti e Gerbino alla Fiera nazionale del Peperone di Carmagnola 2020 insieme a Tinto e al sindaco Ivana Gaveglio (foto di Filiberto Alberto)

Futuro tra luci e ombre per il peperone di Carmagnola, che quest’anno sta facendo registrare un’ottima annata, con produzione abbondante e di buona qualità in vista della Fiera 2021.

«Le prospettive per la stagione in corso sono buone: abbiamo piante sane, la raccolta è iniziata già a fine giugno e si prevede un raccolto più che soddisfacente -spiegano Domenico Tuninetti e Roberto Gerbino, presidente e vicepresidente del Consorzio del Peperone- Le bizze del meteo estivo, fortunatamente, non hanno influito negativamente: le serre hanno difeso dalla grandine e fatto ombra nei giorni di caldo intenso. Pochi anche gli attacchi da parte dei parassiti, anche grazie alla lotta biologica integrata, sempre più diffusa».

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I prezzi di vendita del peperone carmagnolese ai mercati generali restano intorno ai 1,5-2 euro al chilogrammo per quanto riguarda il quadrato allungato. «Questo significa che potranno arrivare a 3-3,5 euro al chilo al consumatore, per prodotti di prima qualità», ragionano Tuninetti e Gerbino.

Aggiunge Gerbino: «Si tratta, purtroppo, di cifre appena sufficienti a coprire gli aumenti del 20-30% che sono stati registrati nell’ultimo anno da nylon, gasolio agricolo e concimi, ovvero gran parte di quello che viene usato per produrre i peperoni. Resta anche molto alto il costo della manodopera, che a volte non permette di fare investimenti per ampliare la produzione. Senza contare che certi acquirenti, soprattutto nella grande distribuzione, pagano con tempistiche troppo lunghe e non sostenibili per aziende a conduzione famigliare».

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Oggi sono circa 100 gli ettari coltivati a peperone su tutto il bacino carmagnolese, tra serre e colture all’aperto, con una produttività media che si aggira sui 180-200 quintali a giornata (3800 metri quadri).

«Ma il nostro territorio non riesce ormai a soddisfare le richieste di peperone che arrivano da tutta Italia e non solo -sottolinea Tuninetti- Servirebbe quasi il doppio della produzione, soprattutto per poter garantire peperoni di Carmagnola tutto l’anno».

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E qui scatta il paradosso, con un settore che non riesce ad ampliarsi nonostante le spinte del mercato. «In Consorzio abbiamo registrato qualche nuovo ingresso, ma mancano soprattutto le nuove generazioni -ammette un po’ sconsolato il presidente- Il lavoro in campagna è duro, ancora oggi, e purtroppo molti hanno anche lasciato aziende storiche del territorio».

Tuninetti ha un’idea: «I giovani dovrebbero mettersi insieme, in gruppi di quattro o cinque o in cooperative, per coltivare tutto l’anno, non solo peperoni, dandosi anche i turni –suggerisce- Gli incentivi ci sono, noi come Consorzio siamo a disposizione per dare supporto e linee guida per la coltivazione. Anche la scuola di Agraria sta facendo un bel lavoro: speriamo serva. Se vogliamo continuare a mantenere le nostre prelibatezze, qualcosa deve iniziare a cambiare da ora».

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L’alternativa? Passare alla coltura idroponica, che garantisce anche maggiore produttività, come già fanno le multinazionali in altre parti del mondo, «ma poi così tutti i peperoni saranno uguali, senza le caratteristiche uniche legate alle caratteristiche specifiche del nostro territorio», conclude, ricordando che questo scenario potrebbe iniziare a proporsi già nel prossimo decennio, se non dovesse registrarsi un’inversione di tendenza.

Nell’immediato, intanto, il Consorzio guarda con ottimismo all’imminente Fiera nazionale del Peperone. «Sperando che non subentrino problematiche, sarà quasi come quella pre-pandemia, con i produttori posizionati ai vari ingressi all’area fieristica, nel Villaggio del Peperone in piazza Italia e in piazza dei Sapori -annuncia Gerbino- Ci auguriamo che possa essere una bella vetrina e occasione di rilancio per il nostro territorio e la nostra economia».

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