C’è preoccupazione anche a Carmagnola per la presunta crisi del gruppo Carrefour, che nei giorni scorsi ha annunciato la cassa integrazione a oltre ottocento lavoratori di sei grandi punti vendita del Torinese. La multinazionale smentisce di voler lasciare il Piemonte: «il provvedimento riguarda solo gli ipermercati».
Pur essendo ancora “fresca” la chiusura -con conseguente dimensionamento del personale- del secondo market del gruppo un tempo presente in città, quello di viale Garibaldi (ex Conti e GS), il timore che serpeggia tra i lavoratori e le lavoratrici della multinazionale francese è che il gruppo abbia iniziato una sorta di “ritirata” dal territorio regionale e dall’Italia, analogamente a quanto fece qualche anno fa Auchan, un altro colosso transalpino della grande distribuzione.
«Da tempo girano voci in tal senso, anche se ufficialmente non ci è stato comunicato nulla e anzi, almeno informalmente, abbiamo ricevuto rassicurazioni sul futuro del nostro supermercato», dichiara in modo anonimo un’addetta ai microfoni de “Il Carmagnolese”.
Per ora la cassa integrazione ha riguardato esclusivamente sei ipermercati -ovvero punti vendita di dimensioni maggiori rispetto a quello carmagnolese– presenti nei Comuni di Nichelino, Moncalieri, Collegno, Grugliasco, Torino corso Montecucco e Burolo, per un totale però di oltre ottocento persone per le quali verranno attivati gli ammortizzatori sociali.
Il gruppo Carrefour, in un comunicato, ha specificato che la cassa integrazione prevista avrà una durata massima di 12 mesi per un ammontare ristretto di ore-lavoro complessive in ciascun punto vendita e un impatto sulle ore lavorate pari al 4% del totale di quelle lavorate da parte dei dipendenti diretti impiegati in tutta la Regione.
«L’azienda conferma di voler continuare a consolidare la propria presenza in Piemonte e si rende disponibile a un confronto con tutte le Istituzioni competenti interessate», dichiarano dalla multinazionale francese, sottolineando che la scelta riguarda esclusivamente i punti vendita di formato “iper” per «l’esigenza di semplificare e ottimizzare l’organizzazione delle attività al fine di assicurarne la sostenibilità economica e la continuità operativa».