Azione Carmagnola: «lo spazzamento sociale danneggia lavoratori e famiglie. L’assessore Pampaloni avrebbe dovuto trovare una soluzione più equa».

Il gruppo di Carmagnola di Azione con Calenda interviene con una nota critica sul progetto di spazzamento sociale, promosso dall’Assessorato alle Politiche sociali e all’Igiene ambientale del Comune.
L’iniziativa prevede l’impiego di persone inserite in percorsi di reinserimento lavorativo -come i cantieri di lavoro, i lavori socialmente utili o i programmi di pubblica utilità per pene alternative- per svolgere attività di manutenzione urbana, tra cui la pulizia delle strade, lo svuotamento dei cestini e la cura del verde pubblico.
«Pur riconoscendo l’importanza del reinserimento lavorativo e dell’inclusione sociale, questo ha portato a una grave criticità: l’interruzione del contratto con la ditta locale che da anni gestiva il servizio e la conseguente perdita del lavoro per diversi operatori -si legge nella nota dei centristi- Si tratta di lavoratori esperti, parte integrante del tessuto produttivo cittadino, che ora rischiano di trovarsi in seria difficoltà economica insieme alle loro famiglie».
Aggiunge il segretario cittadino, Pasquale Sicilia: «Un progetto sociale non è davvero vincente se, nel tentativo di aiutare alcune persone, finisce per danneggiarne altre. Non si può parlare di una “vittoria su tutti i fronti”, come ha fatto l’assessore».
E aggiunge: «Il paradosso è evidente: si promuove il reinserimento lavorativo di alcuni cittadini togliendo però il lavoro a chi lo svolgeva da anni, con conseguenze sociali ed economiche concrete sul territorio».
Il gruppo di Azione sottolinea inoltre come l’uso di manodopera “sociale” –spesso a costo zero per l’Amministrazione– rappresenti «una forma di concorrenza non equa nei confronti delle imprese locali, che operano secondo regole contrattuali e fiscali ben precise e non possono competere con questa modalità di impiego».
Conclude Sicilia: «Pensiamo che la Giunta avrebbe dovuto prima valutare attentamente le ricadute del progetto e cercare soluzioni alternative, magari reperendo fondi pubblici per integrare, e non sostituire, il lavoro delle ditte già attive sul territorio, creando inclusione senza produrre nuove ingiustizie e assicurando che nessuno venga sacrificato in nome di un risparmio ancora tutto da dimostrare».