Asl TO5: un carrello di rianimazione per soccorrere i neonati critici

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Grazie al progetto “Non tagliate quel cordone”, l’Associazione Amici della Neonatologia ha donato all’Asl TO5 un carrello di rianimazione per soccorrere i neonati prematuri e che si presentano in condizioni critiche.

rianimazione neonati
Le operatrici del Santa Croce di Moncalieri con il nuovo carrello di rianimazione per neonati

L’Associazione Amici della Neonatologia dell’Asl TO5 ha donato al reparto dell’ospedale Santa Croce di Moncalieri, a servizio anche del territorio carmagnolese, uno speciale carrello di rianimazione per neonati, che permette di mantenere il bambino accanto alla mamma dalla nascita fino alla risoluzione dei problemi.

«Negli ultimi anni, si è pensato che lasciare il neonato in sala parto ancora attaccato tramite il cordone ombelicale alla sua mamma subito dopo la nascita possa rendere possibile una gestione più adeguata e sicura -sottolineano dall’Azienda sanitaria- Si ritiene, inoltre, che rispettare la fisiologia della nascita in tutto e per tutto possa essere utile per tutte le condizioni, a maggior ragione in quelle critiche».

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Aggiunge il dottor Mauro Vivalda, direttore della Struttura complessa Pediatria-TIN dell’ospedale Santa Croce: «Una volta il cordone ombelicale veniva tagliato e il piccolo era portato in quello che si poteva ritenere un luogo sicuro per i primi accertamenti di salute. Adesso invece si tratta di assistere i neonati alla nascita lasciando integro il cordone ombelicale: questo è fondamentale perché la mamma sta ancora aiutando il bambino anche dopo che è uscito dal suo grembo e noi se vogliamo intervenire adeguatamente dobbiamo tenere conto di questo».

La procedura di tagliare il cordone ombelicale immediatamente alla nascita è entrata in uso nel Settecento. Contro questa pratica si levarono voci importanti -come quella di Erasmus Darwin, nonno del più famoso Charles- ma senza esito. Solo nel secolo scorso la Medicina ha iniziato a rivedere i benefici del non clampare immediatamente il funicolo ombelicale e da pochi anni le società scientifiche hanno dato finalmente indicazione a questo tipo di assistenza.

«Il cordone collega il feto prima e il neonato poi alla placenta nel corpo della mamma -prosegue Vivalda- A questo punto il problema è diventato quello di avere un supporto tecnologico adatto a fornire l’assistenza idonea a un neonato che abbia ancora il cordone integro. Il problema è fondamentalmente quello di operare a breve distanza dalla mamma. Un carrello come quello che ci è stato donato rappresenta una buona soluzione. Siamo gli unici in Piemonte ad averlo e tra i pochi in Italia».

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Una percentuale di neonati, variabile tra il 5 e il 10%, ha infatti bisogno di una qualche forma di aiuto per la transizione dalla vita intra-uterina a quella extra-uterina: nella maggior parte dei casi si tratta dell’attuazione dei primi passi della rianimazione neonatale (asciugatura, stimolazione tattile, aspirazione prime vie aeree).

In una percentuale minore, invece, è necessario andare oltre con il supporto (ventilazione, intubazione, massaggio cardiaco). Pertanto in alcuni casi c’è un elevato rischio di non rispettare importanti passaggi fisiologici con le conseguenze che questo comporta.

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«Uno strumento di questo tipo offre la possibilità di essere rianimatori veloci ed efficaci a cordone intatto che, come già accennato, favorisce una buona riuscita della rianimazione ma non solo non allontana il piccolo paziente dalla sua mamma e dal suo papà anzitempo -aggiungono medici e infermieri del Dipartimento Materno Infantile- Inoltre questo carrello ci offre la possibilità di restituire prontamente e in sicurezza il piccolo ai propri genitori nei casi in cui siano state necessarie poche manovre da parte nostra. Infatti, una volta terminato il nostro intervento il neonato verrà posto sulla pancia della mamma per il contatto pelle a pelle. In tal modo anche l’avvio dell’allattamento potrà avvenire nei tempi e nei modi migliori. In caso in cui, invece, sia necessaria da parte nostra una rianimazione più completa e il piccolo dovesse necessitare di assistenza in terapia intensiva avremo avuto modo di rispettare la fisiologia della transizione feto-neonatale e di far vedere il piccolo ai propri genitori, riducendo la preoccupazione e creando un’iniziale alleanza terapeutica».

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La donazione è stata accolta con favore anche dal direttore generale dell’Asl TO5, Angelo Pescarmona, che ringrazia l’Associazione fondata dal dottor Antonio Marra, ex primario della Pediatria proprio al Santa Croce.

«La sicurezza delle mamme e dei neonati sono una delle priorità della nostra Azienda sanitaria –dichiara Pescarmona- Essendo quello della nascita un momento di estrema delicatezza e che comporta moltissime dinamiche e interazioni, dare la massima assistenza in questo momento è di fondamentale importanza».

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