Intervista de “Il Carmagnolese” al dottor Bruno Osella, da poco nominato direttore generale dell’Asl TO5: dall’ospedale unico alla medicina territoriale, le tante sfide che lo attendono, sempre con un occhio al personale.
La nomina a direttore generale dell’Asl TO5, di cui è stato già commissario negli ultimi sette mesi, rappresenta sicuramente il riconoscimento da parte della Giunta Cirio del buon lavoro svolto e delle competenze del dottor Bruno Osella.
Tante sono ora le sfide che lo attendono in questi tre anni di mandato, a partire dal percorso per la costruzione del nuovo ospedale unico a Cambiano che, stando ai piani, dovrebbe vedere la luce nel 2030.
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“Il Carmagnolese” lo ha intervistato, toccando i principali aspetti che riguardano l’Azienda sanitaria da cui dipendono i nosocomi di Carmagnola, Chieri e Moncalieri.
«Vorrei esordire con un appello-messaggio a tutti: fidatevi della Sanità pubblica e dei nostri operatori, che sono molto competenti e preparati. E ricordate che la Sanità italiana, e quella piemontese in particolare, sono ottime, nonostante le difficoltà», ha esordito.
Osella, si aspettava questa sua nomina a direttore generale dell’Asl TO5?
A essere onesto avevo avuto alcuni sentori in tal senso e sono contento della fiducia che è stata riposta nella mia persona. Sicuramente ha influito anche l’ottimo lavoro fatto dal mio predecessore, Angelo Pescarmona, con cui ho collaborato per tre anni come Direttore amministrativo. Sia lui che io abbiamo usato tutte le armi a nostra disposizione per fare fronte alle difficoltà e la cosa è stata apprezzata.
Cosa cambia rispetto a essere commissario?
A livello di poteri non varia nulla, ma prima ero un mero traghettatore tra una situazione istituzionale e l’altra, mentre come direttore generale ho un’altra prospettiva temporale. Posso pertanto andare avanti con maggiore sicurezza e con una visone differente. In tutto questo, ho il vantaggio di conoscere sia la realtà che le tematiche da sviluppare. E non è poco!
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Appena nominato ha rilasciato una dichiarazione in cui parlava di due priorità: l’ospedale unico e lo sviluppo della Medicina territoriale. Partiamo da quest’ultima…
La Medicina territoriale ha due ambiti fondamentali. Da un lato le Centrali Operative Territoriali, che sono già state tutte attivate sul nostro territorio: esse coordinano e gestiscono tutte le fragilità del territorio, prendendosi in carico direttamente i pazienti. Dall’altro le Case di Comunità, luoghi nei quali, sette giorni su sette, tutti potranno rivolgersi, almeno 12 ore al giorno, per qualsiasi necessità. Qui vi sarà l’integrazione tra medici di medicina generale, specialisti convenzionati, pediatri di libera scelta, infermieri e servizi sociali. L’obiettivo è fornire un servizio più accurato e puntuale, andando contemporaneamente a ridurre il carico su ospedali e Pronto Soccorso, dove verranno curate solo le patologie acute.
Proprio diverse Case di Comunità sono in costruzione in vari Comuni del territorio dell’Asl TO5, tra cui Carmagnola. A che punto sono i lavori?
Per ora è partito il cantiere per l’Ospedale di Comunità di Carignano, struttura che darà assistenza innanzitutto ai pazienti cronici; entro febbraio si avvieranno anche i lavori per tutte le altre sei Case di Comunità, compresa quella di via Avvocato Ferrero, a Carmagnola. Essendo fondi del PNRR, la conclusione dovrà in ogni caso avvenire entro il 30 giugno 2026. L’appalto è però interamente gestito dallo Stato, senza una nostra competenza diretta. Come Asl dobbiamo però concentrarci sul reperire le risorse umane necessarie, che non sono poche.
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A tal proposito: negli ultimi mesi si è visto che l’Asl TO5 sta cercando di assumere personale tutto dove possibile. Qual è la situazione attuale? Restano delle criticità e, nel caso, quali sono?
Al momento siamo messi abbastanza bene sul fronte della dirigenza medica, tranne per quanto riguarda i Pronto Soccorso e la Medicina Interna. In quest’ultimo ambito, comunque, c’è un concorso in vista (così come per i geriatri) ma i numeri restano sempre precari. Possiamo dire di aver risolto la recente carenza in Psichiatria, con un nuovo primario e due medici in arrivo a febbraio. Il resto è normale turn over, fortunatamente.
A livello di infermieri, invece, siamo andati in seria difficoltà per il blocco al concorso regionale a causa di un ricorso al TAR. Dalla primavera dovremmo riuscire finalmente ad avere rinforzi sebbene, nonostante oltre 30 assunzioni, questo resti ancora un fronte critico, visti i pensionamenti e le dimissioni “fisiologiche”. Il problema, in ogni caso, è di portata nazionale e non coinvolge solo noi.
Per quanto riguarda i Pronto Soccorso, come farete a fronteggiare la mancanza di “urgentisti”?
Abbiamo rinnovato per tutto il 2025 il contratto con una Cooperativa privata per la fornitura di tale personale, i cosiddetti “gettonisti”. È un costo elevato, ma a oggi non ci sono alternative, se non quella -che non è all’ordine del giorno- di ridimensionare o chiudere i Pronto Soccorso. Purtroppo anche in questo settore facciamo i concorsi ma vi sono pochi specialisti… e qui da noi non si iscrive nessuno.
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Sempre in tema di criticità che vanno al di là della singola Asl: le liste d’attesa. Proprio la scorsa settimana il presidente Cirio e l’assessore regionale alla Sanità Riboldi hanno sollecitato voi direttori generali a “fare la vostra parte”. In che senso?
Ci è stato chiesto di cercare di aprire nuovi ambulatori o, più realisticamente, di prolungare le attività di quelli esistenti, anche in orario serale e festivo. Cosa che, peraltro, stiamo già facendo al sabato con la Radiologia. Ora l’impegno è di provare a replicare il modello, usando tutte le risorse disponibili, comprese alcune messe a disposizione dallo Stato, per andare a fornire prestazioni aggiuntive, aumentare l’offerta e quindi provare a contrastare l’allungamento delle liste d’attesa.
Parliamo infine di ospedale unico. Stiamo rispettando i tempi, con obiettivo 2030? Ci sono aggiornamenti?
Tutto al momento sta andando come da previsione: entro i 30 giugno dovremmo avere il progetto di fattibilità tecnico-economica e, in parallelo, stiamo facendo le fondamentali indagini ambientali per valutare l’idoneità del sito. L’area è comunque già in disponibilità della nostra Asl e in queste settimane gli addetti stanno provvedendo a un primo disboscamento. Dall’estate tutto passerà tutto all’INAIL (l’Ente nazionale che avrà in carico la costruzione della struttura, ndr): faranno le loro verifiche interne e starà poi a loro andare avanti con l’appalto. In ogni caso si tratta di un processo irreversibile, il cui percorso è ormai chiaro e definito. Non vedo particolari ostacoli all’orizzonte.
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