In Piemonte 25.249 giovani sono entrati nel mondo del lavoro attraverso l’utilizzo dell’apprendistato nelle imprese.
Secondo l’indagine dell’ufficio studi di Confartigianato sui dati Inps, quest’anno in Piemonte si sono contate 13 nuove assunzioni attraverso l’apprendistato ogni 100 nuovi contratti under 30 attivati.
Tale dato pone il Piemonte al quarto posto nazionale, subito dopo l’Umbria dove si contano 16,7 nuovi rapporti di apprendistato ogni cento nuovi rapporti attivati per under 30; seguono il Veneto con 14,2% e la Toscana con 13,8%.
“In Piemonte l’apprendistato continua a giocare un importante ruolo di sostegno per l’occupazione dei giovani: questo contratto è una valida risposta per le opportunità di lavoro delle nuove generazioni –sottolinea Giorgio Felici, presidente di Confartigiano imprese Piemonte– Bisogna, dunque, continuare a investire sull’apprendistato per preparare i giovani ad entrare nel mercato del lavoro. E’ necessario rilanciare questa ‘palestra’ nella quale i giovani studiano e lavorano, anche per soddisfare le esigenze di un mondo che richiede competenze tecniche evolute imposte anche dalla rivoluzione digitale”.
Prosegue il presidente: “Occorre, però, lavorare anche sull’immagine delle imprese artigiane per renderle più attraenti agli occhi dei giovani. Ricordo che il 16,5% degli artigiani ha più di 60 anni, il 60% tra i 40 e i 59, appena il 5,5% ha meno di 30 anni.”
Sono dunque due le soluzioni proposte da Confartigianato Piemonte per mantenere
allineata la qualità dell’offerta e della domanda di lavoro.
La prima è la necessità di rendere lo strumento dell’apprendistato più appetibile dal punto di vista del costo del lavoro a carico dell’impresa, soprattutto al termine del percorso di apprendistato laddove ci sia l’assorbimento in azienda del giovane.
La seconda è il consentire la valorizzazione del ruolo del maestro artigiano, l’unico in grado di trasferire al giovane le conoscenze e competenze utili per una corretta qualificazione professionale.
In ogni caso, anche in Piemonte, nonostante la carenza di offerta di lavoro, tante imprese faticano a trovare figure professionali formate e preparate. Le professioni più difficili da reperire sono quelle di analista e progettisti di software, seguita da attrezzisti di macchine utensili, da ingegneri energetici e meccanici, da tecnici della vendita e della distribuzione.
Mancano anche elettricisti nelle costruzioni civili e professioni assimilate, operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali, montatori di macchinari e installatori.
“Dedicarsi a un’attività artigianale, non è facile per un giovane neanche se ha il vantaggio di rilevare l’azienda di famiglia –conclude il presidente Felici- La tassazione è devastante, l’accesso al credito è puramente teorico e, appena si apre una partita IVA, lo Stato dichiara al neoimprenditore una guerra sconsiderata che non si sognerebbe mai di intraprendere contro i cattivi pagatori. Perché? Perché dovrebbe fare la guerra a se stesso”.