L’ex vicesindaco Alessandro Salamone, 474 preferenze alle ultime elezioni regionali, sceglie ancora una volta di non candidarsi al Comune di Carmagnola: “non è questa la politica in cui mi riconosco”.
Dopo quattro decenni di attività politica -e un lusinghiero risultato alle ultime elezioni regionali del 2019– Alessandro Salamone ha scelto di restare “fuori dai giochi” alle prossime Comunali del 3 e 4 ottobre 2021 di Carmagnola.
“Il Carmagnolese” lo ha intervistato, per conoscere nel dettaglio le ragioni di questa decisione e per ascoltare le sue opinioni in merito all’attuale scenario pre-elettorale in città, vista la lunga esperienza amministrativa come consigliere, assessore, vicesindaco e candidato sindaco.
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Per la seconda volta consecutiva ha deciso di non candidarsi alle elezioni comunali della sua città. Quali sono le motivazioni alla base di questa scelta?
Si tratta di una decisione dettata dal fatto che, nell’ultimo decennio, la politica sul nostro territorio ha subito una metamorfosi in negativo, creando un clima pesante, non più sereno e collaborativo come negli anni precedenti, in cui c’erano rispetto personale e istituzionale, ascoltando le idee e i consigli di tutti. Oggi prevale la bramosia di qualcuno.
Cosa ha contribuito, secondo Lei, a creare questa situazione?
Da un lato l’estrema personalizzazione, rinunciando a quel modo di fare squadra che, ad esempio, nel 2006 vide nascere la Giunta Surra includendo tutte le forze politiche impegnate alle elezioni, anche quelle che non avevano raggiunto il quorum.
Dall’altro, è stata attivata la cosiddetta “macchina del fango”, per togliere di mezzo i competitor politici di un certo livello e avere così più spazio di potere.
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Come vede l’attuale scenario elettorale a Carmagnola?
Salta subito all’occhio che come ci siano soltanto tre aspiranti sindaco, meno delle precedenti elezioni. E, soprattutto, molte liste non sono neppure complete, avendo raggiunto soltanto il numero minimo di candidati anziché il massimo di 16, e hanno dovuto ricorrere, in diversi casi, a candidati provenienti da altri Comuni. Anche questo è un chiaro segnale di disaffezione nei confronti di questo mondo politico locale.
Si riconosce comunque in una delle tre coalizioni in campo? Intende dare qualche indicazione al suo elettorato, che nel 2019 Le fece ottenere ben 474 preferenze alle Regionali?
No, resto neutrale: non ho trovato né le motivazioni idonee né l’entusiasmo necessario per schierarmi. A chi mi ha votato in passato dico solo di scegliere secondo coscienza, analizzando il recente passato.
E’ innegabile che, nei mesi scorsi, in molti abbiano sondato la Sua disponibilità a candidarsi. Alla fine non ha trovato accordi con nessuno?
E’ stata una mia decisione: preferisco restare un osservatore esterno. In ogni caso, anche se non sono candidato a queste elezioni comunali, non significa che io non continui a fare politica. Anzi: il mio impegno, al momento, riguarda tutto il territorio torinese e piemontese.
Può svelarci qualcosa in più? Che progetto politico sta portando avanti?
Per ora posso dire solo che sto contribuendo a un progetto nazionale il cui obiettivo è dare vita a una Federazione di Centro, propedeutica alla nascita di un soggetto unico, di respiro ancora maggiore, ispirato ai valori popolari e democristiani.
Per concludere, a proposito di moderati, vede dei parallelismi tra la Sua decisione e la non candidatura alle elezioni che ha annunciato anche Gian Luigi Surra, altro “recordman” di preferenze, con il quale avete condiviso l’esperienza di governo della città dal 2006 al 2011?
Non entro nel merito delle scelte di altri e sottolineo come ognuno di noi due abbia fatto la propria strada. Ma anche questo mi sembra un segnale di poco entusiasmo nei confronti dell’attuale politica carmagnolese…
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