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Lettera a Giuseppe Conte da un’agente di viaggio carmagnolese

Sonia, agente di viaggio a Carmagnola dal 2005, lancia un “urlo di aiuto” al Presidente del Consiglio vista la forte crisi del settore turistico a causa del Coronavirus.

Nei giorni scorsi -a margine della nostra iniziativa “Carmagnola ai tempi del Coronavirus“- la Redazione ha ricevuto il messaggio di un’agente di viaggio carmagnolese, che a causa della pandemia mondiale di Covid-19 ha visto la sua attività crollare.

Buongiorno,
attraverso il giornale della mia città vorrei che venisse pubblicato, un “urlo di aiuto” di tutto il settore turistico al Presidente Giuseppe Conte.

Sono un’agente di viaggio che ha l’attività dal 2005 a Carmagnola, vivo di questo e ho tantissimi clienti che si affidano a me da ormai anni per le loro vacanze e i loro sogni.

Ad oggi, il nostro settore più di altri è in ginocchio e vediamo sfumare ogni possibilità di lavoro per i mesi a venire.
Nessuno si deve sentire abbandonato, ma forse la nostra categoria è stata abbandonata per prima…

Caro Presidente,
‘Non permetterò a nessun italiano di perdere il posto di lavoro per il coronavirus’ questo è quello che ci ha promesso, ma ad oggi vediamo solo la possibilità di abbassare per sempre le nostre serrande.
Le scrivo da un’agenzia di viaggi, nonché Partita Iva, ha presente il 13% del PIL nazionale? Ecco faccio parte di quel comparto.
Siamo scesi in piazza il 2 marzo nella speranza di venire ascoltati, la nostra ‘guerra’ è iniziata molto prima rispetto alla famosa ‘zona rossa’ .
A differenza di tanti altri settori, che hanno ad oggi un mancato guadagno, noi abbiamo perso il fatturato dei sei mesi precedenti, il mancato guadagno di oggi e il mancato guadagno futuro.
Abbiamo perso soldi per riportare clienti a casa dopo la chiusura del territorio nazionale senza nessun aiuto dalla Farnesina , abbiamo perso soldi per annullamenti dai quali non abbiamo ricevuto rimborsi dove ci siamo visti sfumare le misere commissioni di mesi e mesi di lavoro, mancheranno guadagni perché non basterà riaprire il ‘negozio’ per fare incassi e questa emergenza mondiale non ci permetterà di lavorare per molto tempo.
Le vorrei solo fare una domanda: ma lei riuscirebbe a vivere con 600 euro, considerando che solo l’affitto del locale commerciale per portare avanti l’attività è il doppio?
Ad oggi, escludendo tutto il reparto sanitario del quale non differiamo parola, valiamo quanto un contribuito per le baby sitter che oltretutto è stato dato a chi può far fronte alla spesa percependo uno stipendio a fine mese.
Abbiamo bisogno di credito e di aiuti reali, no di parole e di un contributo decisamente basso per le perdite che abbiamo sostenuto.
Se per farci sentire sarà necessario scenderemo di nuovo in piazza, e presto.

Sonia Goti
Agenzia di Viaggi “Ho voglia di un sogno” – Carmagnola