I cardini dell’Italia di Mancini

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È fortissimo l’entusiasmo che vive nel gruppo della Nazionale italiana, una squadra che dopo mesi e mesi di ottimo lavoro portato avanti da Roberto Mancini sta raccogliendo i frutti desiderati. Dopo aver dominato il girone A, nel quale ha vinto tutte le tre partite in programma, la nazionale tricolore affronterà l’Austria agli ottavi di finale di sabato a Wembley.

Quando, nell’ottobre del 2017, la storica e terribile eliminazione dai mondiali di Russia 2018 scosse l’intero Paese, diventando così all’atto pratico la più grande tragedia calcistica di sempre per gli Azzurri, in pochi pensarono che sarebbe stata capace rialzare la testa così presto, e in modo così netto. Il grande operato di un tecnico scafato ed esperto come Mancini, che è andato anche all’estero vincendo uno storico titolo di Premier League con il Manchester City, si è visto soprattutto nella costruzione di un gruppo convinto di sé.

Il tecnico di Jesi, che si è formato come allenatore già nella sua ultima epoca da calciatore, è un personaggio che ha vissuto oltre quarant’anni di vero calcio e non stupisce dunque che con il suo approccio diretto sia riuscito a rivoltare l’Italia come un calzino.

La sua Nazionale, in questo momento, sta scalando con grande velocità le gerarchie delle grandi favorite alla vittoria dell’Europeo 2020 secondo le migliori quote delle scommesse disponibili attualmente online. La sua Italia è senza dubbio la squadra che più ha fatto divertire in questa prima fase dell’europeo, dando dimostrazione sia di bellezza sia di concretezza, qualcosa che mancava da tantissimo ai tifosi della squadra tricolore per eccellenza.

Il percorso vincente, comunque vada a finire il campionato europeo, effettuato dal Mancio, ha origini proprio dalla tragica eliminazione dell’Italia dai mondiali di Russia. In quel momento, infatti, in seguito al polso perso da Ventura, allora CT azzurro, la Federazione italiana ha capito di aver bisogno di una figura forgiata nel calcio e abile sia a livello retorico sia dinamico dal punto di vista tattico.

Italia Mancini
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Dopo aver scommesso a occhi chiusi su uno schema storico ma solido come il 4-3-3, il tecnico jesino ha scelto con sapienza i suoi uomini, trovando la giusta combinazione tra giovani in rampa di lancio ed elementi esperti che potevano ancora dare qualcosa sia mentalmente sia fisicamente.

In primis Mancini ha portato saggezza ed esperienza internazionale, qualcosa che in lui si è insinuata dopo le avventura in Inghilterra, in Russia e in Turchia. Senza guardare in faccia nessuno, l’ex allenatore di Inter e Manchester City ha deciso di puntare tutto su un giovanissimo come Gigio Donnarumma, che ha preso il testimone di Gigi Buffon, il quale ha lasciato il posto a un altro portiere predestinato come lui, capace di farsi notare già da sedicenne, età del suo esordio in Serie A.

Un’altra decisione importante di Mancini è stata senza dubbio quella di incentrare il gioco su Jorginho, regista vecchio stile forse unico in questo momento, il quale dopo un grande apprendistato al Napoli con Sarri si è poi imposto al Chelsea, squadra con la quale ha anche vinto l’ultima Champions League battendo in finale il City di Guardiola. Attorno al centrocampista di origini brasiliane, l’Italia ha trovato un gioco fluido e dinamico nel quale interni come Verratti, Locatelli e Barella hanno funto da grandi complementi.

Per ultimo, Mancini ha valorizzato alcuni elementi che prima del suo arrivo non avevano brillato eccessivamente in Nazionale. Su tutti vi sono sicuramente Lorenzo Insigne e Domenico Berardi, adesso titolari sulle fasce nel tridente offensivo titolare e assorti e grandi generatori di occasioni offensive per gli Azzurri. Un lavoro lungo, certosino e concreto, che sta portando a delle conseguenze gloriose.

L’Europeo e l’Italia, una tradizione da migliorare