Virle, l’atelier Regina Guasco lascia il paese a causa della pandemia

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L’atelier Regina Guasco si trasferisce da Virle: la scelta difficile a seguito della pandemia ha portato i due coniugi Regina e Carlo a tornare al proprio laboratorio in casa, in attesa di tempi migliori.

atelier Regina Guasco
L’atelier Regina Guasco lascia il paese di Virle: la chiusura a causa della pandemia (foto Regina Guasco Atelier)

Cosa succederebbe ai nostri piccoli paesi se scomparissero i negozi e le piccole attività? Questa è una domanda che è emersa spesso nel 2020, da quando è iniziata la pandemia e dal momento in cui le serrande di tante botteghe si sono dovute abbassare.

Purtroppo è il caso dell’atelier Regina Guasco, che era presente a Virle Piemonte e che ha dovuto chiudere il proprio showroom a causa delle difficoltà economiche che sono subentrate con l’emergenza sanitaria.

L’atelier nasce dal sogno di Regina, che è originaria del Brasile e che ha sempre amato il settore della moda”, raccontano Regina Guasco e il marito Carlo Guasco, proprietari dell’attività.

Diplomata stilista, Regina aveva già iniziato a realizzare abiti di alta moda mentre studiava e dopo il suo arrivo in Italia. “I nostri abiti hanno uno stile particolare: l’ispirazione fa riferimento alla classe degli stilisti italiani, come Armani, ma un tratto caratteristico è l’impronta brasiliana che Regina infonde in ogni capo“.

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Il grande momento di svolta coincide con l’occasione di partecipare alla Torino Fashion Week. “Da quel momento il nome aveva iniziato a diventare famoso e anche la gente cominciava ad interessarsi a noi. A quel punto abbiamo preso la cosa sul serio e nel 2016 abbiamo registrato all’ufficio Brevetti e Marchi il nome dell’atelier -ricordano i Guasco- La nostra firma è diventata nota nel settore e dal 2017 in poi abbiamo partecipato alla Torino Fashion Week, che nel 2020 è stata completamente virtuale per ovvie ragioni“. L’attività andava quindi a gonfie vele, tanto che i due artigiani erano proiettati verso nuovi ambienti e progetti innovativi. “Stavamo tentando di lanciarci verso gli eventi della moda di Milano, oltre a Parigi e San Paolo in Brasile, così che Regina potesse sfilare nel proprio Paese d’origine“.

La scelta di aprire l’atelier a Virle era motivata dalla residenza dei due artigiani. “Una volta siamo passati davanti a quello che sarebbe diventato il nostro showroom: il locale si era liberato e ci siamo chiesti se non potevamo aprire proprio qui, a Virle -spiegano Regina e Carlo Guasco- Il posto è tranquillo e l’attività sarebbe stata ben visibile nel paese. Inoltre i numerosi clienti torinesi che già avevamo non sarebbero stati troppo distanti da noi e la maggior parte degli atelier di abiti da sposa si trovano tutti fuori dal capoluogo, a una decina di kilometri. Di conseguenza abbiamo pensato che l’idea poteva funzionare“.

Ciò che i clienti gradivano era l’aspetto artigianale e personalizzato di ogni singolo abito: “Il capo veniva creato da Regina direttamente con la cliente: erano abiti realizzati a mano, esclusivi e prodotti su misura e su richiesta dell’acquirente“.

All’inizio del 2020 l’atelier aveva addirittura troppe prenotazioni, che Regina Guasco da sola faticava a gestire. “Data la situazione avevamo iniziato a cercare dei tirocinanti  partecipando al progetto Bottega scuola, patrocinato dalla Regione Piemonte: l’iniziativa prevede che gli artigiani insegnino il proprio mestiere ai più giovani -raccontano dall’atelier- La nostra attività aveva potuto aderire a questo tipo di tirocinio anche perché avevamo ricevuto il riconoscimento di Eccellenza Artigiana del Piemonte dalla Camera di Commercio“.

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Ma pochi mesi dopo hanno dovuto chiudere il negozio, così come tanti altri commercianti come loro: “Oltre a questo sono state bloccate tutte le cerimonie come matrimoni, battesimi, feste: gli abiti d’alta moda che creavamo erano prevalentemente per questo genere di eventi. Siamo passati dal non sapere come fare a realizzare tutti gli abiti prenotati al rendere gli acconti di alcuni vestiti in progetto, perché ci siamo resi conto che i clienti ne avevano bisogno“.

L’anno è poi proseguito con un’alternanza di aperture e chiusure: molte clienti di Torino non si potevano più recare a Virle e le cerimonie erano in gran parte annullate. “Stiamo vivendo con i risparmi che avevamo da parte, ma ad un certo punto non bastavano più. E così abbiamo deciso di chiudere lo showroom nel paese, perché dovevamo sostenere continuamente delle spese notevoli -ricordano con amarezza i coniugi- La scelta è stata quello di mantenere il laboratorio di sartoria presso casa nostra, così che le clienti affezionate possano continuare a venire da noi rispettando tutte le norme del caso, proprio come quando siamo partiti in questa avventura“.

L’idea per il futuro è quella di aprire un altro negozio simile a quello di Virle ma a Nichelino: questa città è più vicina a Torino e quindi a gran parte dei clienti dell’atelier. “Eravamo pronti per inaugurare il nuovo showroom già ad aprile, ma ci siamo resi conto che non è il periodo migliore per farlo -annunciano- Per ora c’è solo grande incertezza: noi commercianti non sappiamo come comportarci. Abbiamo solo tante speranze, anche se spesso ci sentiamo abbattuti; è una situazione che è difficile da sostenere, anche psicologicamente“.

Ma rimane una grande traccia di amarezza nelle parole di Regina e Carlo Guasco. “Nonostante tutte le belle parole, il Governo ci ha dato 1200 euro per un anno intero di chiusura. Soprattutto ciò che ci ha più turbato e che ci ha colpito è stata la continua instabilità. L’incostanza dei decreti non ha giovato al nostro settore, che pure ha dovuto sostenere spese per strumenti mai utilizzati: mezzi di sterilizzazione, ionizzatori, cabine di prova con luci sterilizzanti… Il tempo di montarle e abbiamo dovuto chiudere tutto. Siamo stati completamente dimenticati, e con noi tutta la categoria degli artigiani, oltre anche alla filiera del settore matrimoni“.

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