Deposito nucleare, primo confronto tra Sogin e i territori del Piemonte

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Si è svolto il primo confronto, organizzato dalla Regione Piemonte, tra Sogin e i rappresentanti dei territori in cui potrebbe sorgere il futuro deposito nucleare nazionale, tra cui Carmagnola.

deposito nucleare Sogin Piemonte
La video-conferenza in cui si è discusso, con Sogin e Isin, dell’ipotesi di fare in Piemonte il deposito nucleare nazionale

Si è svolta in video-conferenza la prima riunione del Tavolo di trasparenza e partecipazione nucleare della Regione Piemonte, alla presenza di Sogin, primo evento della consultazione pubblica dedicata alla localizzazione del futuro deposito nazionale delle scorie radioattive.

All’incontro, presieduto dall’assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati, erano presenti sia Sogin, la società pubblica che si occupa della gestione del nucleare in Italia e promotrice del progetto, sia Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare.

Deposito nazionale delle scorie nucleari, è pubblica la mappa dei 67 siti idonei in Italia

Obiettivi: illustrare la mappa, le caratteristiche del deposito e i criteri che hanno portato a definire le 67 aree “potenzialmente idonee” in Italia.
Presenti anche i rappresentanti degli Enti locali, tra cui i Comuni di Carmagnola e Poirino, direttamente coinvolti nel processo di individuazione del sito nazionale.

Il direttore di Sogin, Fabio Chiaravalle, ha esordito sottolineando come ci si trovi ancora in una fase preliminare e nulla sia stato ancora deciso. “Da qui parte l’iter per approfondire l’idoneità dei territori individuati -ha dichiarato- Questi incontri sono fatti apposta per ascoltare dubbi, contro-deduzioni e proposte alternative: al termine verrà aggiornata la mappa, elaborandola solo con le aree idonee“.

Con quali criteri sono stati scelti i siti per il deposito nucleare?

Chiaravalle, nella sua presentazione, è tornato sugli elementi che hanno permesso di individuare i 67 siti, a partire dalla sicurezza sismica ed idrogeologica e dalla logistica, per poi lasciare a Isin l’elencazione dei criteri di esclusione e di approfondimento applicati nel definire la mappa.

“Molti parametri di dettaglio verranno approfonditi sul campo, anche grazie al confronto con i territori -hanno ribadito Sogin e Isin- La carta, per quanto risalente al 2015, è comunque stata periodicamente aggiornata, con un’ultima revisione risalente a marzo 2020“.

La parola è quindi passata agli Enti territoriali, con Carmagnola che ha delegato, in questa sede, la Città metropolitana di Torino a intervenire sul tema.

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Dimostreremo che i siti di Carmagnola e degli altri Comuni del Torinese non sono idonei a ospitare il deposito -ha dichiarato il vicesindaco metropolitano Marco MaroccoCi riserviamo di fornire tutti i dettagli tecnici entro la prossima riunione del Tavolo (che dovrebbe tenersi il 4 febbraio, ndr)”.

Ha anche preso la parola Marco Sisca, assessore del Comune di Poirino, che ha innanzitutto evidenziato le difficoltà legate al periodo con la pandemia per poi passare a sottolineare le specificità ambientali del territorio individuato, citando la presenza di un’importante rete naturale e di specie protette, come il Pelobate Fosco.

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Non siamo contrari a queste aree di deposito, ma la localizzazione è errata: si tratta di un’area prettamente agricola, con falde acquifere superficiali -ha dichiarato Sisca- Sarebbe meglio coinvolgere aree dismesse presenti altrove, anche per non consumare ulteriore territorio“.

Così il sindaco di Carmagnola, Ivana Gaveglio ha commentato la riunione: “La conferenza è stata utile per capire, con i tecnici di Ispra, Isin e Sogin, il percorso che ha portato alla definizione della carta. La cosa che più mi preoccupa è che tutti i Comuni faranno osservazioni legate a specificità locali e in Italia sarà difficile trovare aree simili a quelle che ci sono state presentate, in Francia o in Spagna. Forse occorre un ragionamento a livello generale, per adattare meglio i criteri alla realtà del nostro Paese“.

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