Giuseppina Valla Innocenti: la scrittrice di Castagnole tra libri e riflessioni

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La scrittrice castagnolese Giuseppina Valla Innocenti racconta il suo lockdown e ricorda l’esperienza in Serbia che l’ha portata a scrivere il romanzo “Tace il labbro”.

Giuseppina Valla Innocenti
La scrittrice castagnolese Giuseppina Valla Innocenti con due dei libri da lei scritti: Tace il labbro e La vita è piena di sorprese.

Giuseppina Valla Innocenti è una scrittrice castagnolese di 67 anni. Appassionata lettrice, ama scrivere da quando è piccola e, a 20 anni, è diventata insegnante elementare. Il suo primo libro pubblicato è stato il romanzo “La vecchia cipolla d’argento” nel 2004: da quel momento non si è più fermata.

Due anni fa ha vinto il premio letterario “Caffè tra le nuvole” per il libro Tace il labbro (Araba Fenice editore), romanzo pubblicato nel 2016 e tradotto in lingua serba. Com’è nato il testo?
“Tace il labbro” è un romanzo che racconta la storia di due donne, una di trent’anni e l’altra che ne ha quasi il doppio, legate da una vicenda di amori difficili e di amicizia. Mio marito lavorava in Serbia ed ero andata a incontrarlo: avevo così conosciuto Tamara, l’amica di una sua collega. Io non conoscevo per niente questo Paese… Ciò che mi ha subito colpita è stato il paesaggio, ma soprattutto la storia: ho visitato il museo della città di Kragujevac e il parco della rimembranza, che ricorda lo sterminio di settemila serbi durante la seconda guerra mondiale e l’eccidio di trecento bambini rom. La storia della Serbia è molto complicata: la mia amica mi ha raccontato che si sono sempre dovuti difendere dagli altri; è stato un luogo conteso, e quando l’ho visitato ho scoperto che c’è ancora chi vede Tito come un idolo, ricordandolo come un benefattore.
Quando sono tornata a casa dal viaggio ho scritto il libro: ero rimasta davvero colpita da ciò che avevo visto, anche se nel romanzo mi sono limitata a descrivere le emozioni di una ragazza che parte da Torino e va a Kragujevac. “Tace il labbro” è stato poi tradotto in serbo: comunicavo con la traduttrice solo via email, lei era stata molto attenta perché voleva dare l’interpretazione giusta a quello che io avevo scritto. Sarei dovuta andare a Kragujevac a presentarlo, ma con il lockdown è stato impossibile: la mia amica Tamara vuole che vada a trovarli appena sarà possibile e voglio farlo perché il viaggio in Serbia è stato davvero emozionante.

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Come scrittrice, come ha affrontato il periodo della pandemia?
Inizialmente ho provato ansia e preoccupazione per la situazione familiare, anche perché i miei figli sono all’estero e quindi c’è stata un po’ di difficoltà. Scrivere è ciò che mi ha aiutato e la scrittura è diventata un’esigenza. Durante il lockdown ho curato anche la mia pagina Facebook: ce l’avevo da anni ma non lo frequentavo molto, mentre adesso la seguo di più. Un’altra attività che mi ha accompagnato in questo tempo è stato leggere, soprattutto ricominciare libri che avevo sfogliato anni fa: ho visto questi testi sotto un’altra lente e ho scoperto aspetti che in passato non avevo notato. La lettura è un’àncora di salvataggio: quando ho delle preoccupazioni, mi aiuta a proiettarmi in una dimensione diversa; penso che leggere lasci sempre qualche insegnamento.

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Qual è il suo punto di vista sui social, in particolare adesso che è difficile vedere i propri cari di persona?
Nonostante abbia 67 anni, ritengo che i social siano una cosa incredibilmente bella e utile, se usata bene. Anche per i contatti umani sono strumenti sorprendenti: poter vedere una persona, parlarle e sentirla vicino nonostante la distanza è per me una delle cose più importanti dei social. In quarantena ho iniziato ad usarli di più e su Facebook ho ritrovato delle ragazze che venivano con me alle medie: è stata un’esperienza davvero bella. L’uso di questi mezzi è una conquista importante: mi ricordo quando i miei figli studiavano all’estero e non c’erano i social: è stato molto difficile far passare i mesi distanti, invece ora posso partecipare alle loro emozioni; per i genitori è bello poter constatare come vivono. Anche per chi è solo sono un metodo per mantenere le relazioni in un periodo come questo in cui non ci si può incontrare di persona.

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L’ultimo libro che ha pubblicato è “La vita è piena di sorprese”, del 2019. Ha in progetto nuovi libri?
“La vita è piena di sorprese” è un romanzo che ho scritto l’anno scorso ed è l’ultimo pubblicato: l’ho dedicato a una mia cara amica, Maria, che è mancata e questo mi ha addolorato molto. Recentemente è stato anche tradotto in portoghese. Ho altri libri in cantiere, proprio perché in quarantena è stata un’attività che mi ha salvato e mi ha tenuto compagnia. Il nuovo lavoro ancora all’inizio ma anche oggi, appena ho un momento libero, mi ci dedico con passione.

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