Ottime percentuali di raccolta differenziata in molti Comuni del Consorzio carignanese; bene anche i dati relativi alla produzione pro capite. E i conti sono in positivo di 3,3 milioni di euro.
Torna a crescere la raccolta differenziata sul territorio del Consorzio rifiuti Covar14 di Carignano.
Nel 2018, il dato complessivo dei 19 Comuni ha segnato un 65,47% di rifiuti divisi per materiale, con i Comuni più virtuosi che superano, di circa dieci punti percentuale, la soglia del 65% fissata per legge: Bruino è al 75,39%, Castagnole Piemonte al 74,73%, Osasio al 74,18%. Villastellone fa registrare un 72,92%, Carignano è al 72,71% e anche Piobesi, Pancalieri e Virle Piemonte sono oltre il 70% di differenziata.
Restano sotto il parametro indicato, ma comunque con dati in crescita rispetto al passato, i Comuni più grandi: Moncalieri passa dal 61,31% del 2017 al 63,36%, Nichelino dal 56,98% al 58,56%, Orbassano dal 60,39% al 61,83%.
Quindici Comuni superano la percentuale indicata per il 2020 e si avvicinano ai tre obiettivi previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, ovvero il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata (455 kg per abitante di rifiuti annui prodotti), meno di 159 kg pro capite di indifferenziata, oltre all’azzeramento del conferimento in discarica dei rifiuti biodegradabili.
Il conto consuntivo 2018 restituisce 3,3 milioni di euro ai Comuni.
L’economia è frutto della riduzione degli interessi e del risparmio sui costi di gestione dell’Ente, passati da 166,53 a 162,68 euro pro capite, dal 2009 al 2019, e che alleggerisce i costi addebitati ai cittadini, con la tariffa in diminuzione in gran parte dei Comuni.
Non nasconde la soddisfazione il presidente del Consiglio di Amministrazione di Covar14, Leonardo Di Crescenzo: “Credo sia doveroso ringraziare i dipendenti del Covar14, per il lavoro fatto in questi anni per riportare i conti in perfetto equilibrio –commenta– Nel 2009 la situazione era piuttosto complicata: avevamo crediti non riscossi per 30 milioni di euro e circa 12 milioni erano gli anticipi della tesoreria bancaria. Tra i prestiti avuti dalle banche e il credito chiesto ai fornitori, per avere il posticipo dei pagamenti, impegnavamo interessi per circa un milione di euro, che pesavano in modo significativo sul bilancio dell’ente. Arrivare a rispettare i tempi di pagamento, imposti dalla norma, ha inciso in modo importante sulla riduzione dei costi: 10 anni fa pagavamo i fornitori a 6 mesi, oggi paghiamo a 30 giorni, senza dover più riconoscere interessi alle ditte. Ci sono tutte le ragioni per considerare lo stato attuale dei conti un ottimo risultato”.