Il professor Maurizio Orlandi ha proiettato il suo “Il direttore” al Jolly di Villastellone

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Il professor Maurizio Orlandi, ha partecipato alla proiezione del suo “Il direttore”, al cinema Jolly di Villastellone. «Commovente ed emozionante», ha definito l’esperienza.

Il professor Maurizio Orlandi

Nei giorni scorsi, il professor Maurizio Orlandi, che ha iniziato la sua carriera d’insegnante di lettere proprio alla scuola media di Villastellone, ha proiettato il suo documentario “Il direttore“, nella sala del cinema Jolly; alla proiezione, che Orlandi ha definito «commovente ed emozionante», numerosi ex allievi, classe 1974, ex colleghi insegnanti a Villastellone ed Alessandro Gaido, presidente di Piemonte Movie.

Il direttore” è un film-documentario, che racconta la storia di Albo Orlandi, il padre del regista. Nato a Gavorrano, nella Maremma toscana, Albo Orlandi ha lavorato come segretario del direttore, all’interno delle miniere di pirite della Montecatini; nel 1969, venne trasferito alla Farmitalia di Settimo Torinese, come direttore del personale, dove lavorò fino al 1978. Erano i mesi dell’Autunno Caldo, delle lotte politiche e sindacali, ma anche il periodo delle Brigate Rosse.

Nella vita di Albo Orlandi, tuttavia, c’è anche un’altra storia: era infatti stato un antifascista ed un partigiano combattente nella Resistenza a Firenze. Arrestato e torturato dalla “Banda Carità”, riuscì a fuggire dalla prigionia e a raggiungere i partigiani in montagna, dove continuò la lotta con la Brigata GaribaldiFanciullacci“, fino alla liberazione di Firenze. Fu poi presidente del Comitato di Liberazione Nazionale di Gavorrano, durante i mesi della “resa dei conti” e dell’epurazione.

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Due storie diverse e contrapposte della stessa persona, due pagine della vita della famiglia del regista, vissute, da lui, in maniera contraddittoria: da un lato la figura dell’eroe partigiano, vista come un’esperienza di grande valore morale, politico e civile; dall’altro quella del direttore del personale, vissuta con un certo imbarazzo e contestata a più riprese, durante la giovinezza del regista.

Il Carmagnolese ha intervistato per voi Maurizio Orlandi.

Innanzitutto, professore, perché ha scelto proprio Villastellone?

«L’episodio che è stato il motore di questa esperienza è stata la proiezione di un altro mio documentario, “La piccola Russia”, al cinema Massimo di Torino. La sala era piena, come, fortunatamente, accade quando presento i miei documentari, ma, in quella particolare occasione, erano presenti in sala generazioni di allievi ed ex allievi, dai 14 ai 50 anni. Sono stati proprio gli allievi della mia prima esperienza di insegnante di lettere, alla scuola media Cesare Pavese di Villastellone, nati nel 1974, a rendere possibile questo evento proponendomi di organizzare una serata al cinema Jolly».

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Perché la scelta de “Il direttore”, un documentario così delicato e personale?

«È stato per me uno stimolo intellettuale ed affettivo e la scelta de “Il direttore” non è stata casuale: Villastellone è legata al film. Durante i miei primi anni di insegnamento, invitai mio padre a parlare della sua esperienza di partigiano combattente ai miei alunni di terza media; non aveva mai raccontato pubblicamente la sua storia, lo fece per il giovane ed appassionato insegnante che ero, e riuscì a coinvolgere quei ragazzini a tal punto che se lo ricordano ancora oggi

Inoltre, “Il direttore” rappresenta per me la narrazione di una parte della vita di mio padre molto particolare, che durante gli anni della mia giovinezza ho contestato aspramente: erano gli anni delle grandi contestazioni, delle proteste operaie e studentesche, di cui io facevo parte. Raccontare la parte della vita di mio padre relativa agli anni in cui ricopriva il ruolo di direttore significa, per me, oggi, scavare dentro la vicenda esistenziale di un uomo che aveva dovuto fare i conti con le proprie contraddizioni e la propria solitudine.

È la storia di un personaggio e di un’epoca storica, gli anni ’70; ma è anche il racconto di un figlio che parte dal bisogno di ricucire una cesura, quel pezzo mancante, nella storia di suo padre e della sua famiglia. Questo documentario mi ha costretto a fare i conti con le parti che non accettavo, e, alla fine, mi sono riappacificato con la figura di mio padre».

Come si è svolta la serata?

«La serata è stata presentata da Silvia Tallone, che insegna lettere a Trofarello; con lei abbiamo messo a punto questa idea, insieme al presidente di Piemonte Movie, Alessandro Gaido, che ha condotto il dibattito dopo la proiezione. La sala era quasi piena, nonostante la serata piovosa, e per me è stato un deja-vu: erano presenti numerosi ex colleghi, come Alberto Gorni, Vera Durazzo e Caterina Nicco, che si ricordavano non solo di mio padre, ma anche di me con affetto, e molti ex allievi, come Nausicaa Luddeni, Katiuscia Gallo e Marco Fornasiero. Anche la discussione successiva, grazie a Gaido, è stata molto commovente e Villastellone ha reagito con molta emozione. È stata una delle proiezioni più belle in assoluto, anche per l’alta qualità del cinema Jolly che mi ha ospitato».

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