Servizio sanitario piemontese: Italia Viva fa il punto

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Le proposte di Italia Viva per migliorare il Servizio sanitario piemontese. Pasquero: «evitare che le persone vadano a farsi curare altrove».

Servizio sanitario piemontese Italia Viva
Un momento dell’incontro organizzato da Italia Viva sul Servizio sanitario piemontese

Italia Viva del Chierese e del Carmagnolese ha organizzato un incontro dedicato a problemi e prospettive del Servizio sanitario piemontese, coinvolgendo manager di esperienza e professionisti del settore, oltre a due onorevoli del partito di Renzi, la senatrice Silvia Fregolent e l’onorevole Luigi Marattin.

«Il quadro che è emerso è quello di un Servizio sanitario poco efficace e poco efficiente, certamente non all’altezza di quelli delle altre regioni del centro-nord Italia: non a caso il Piemonte è stato definito “Il Sud del Nord” -racconta Pier Antonio Pasquero, presidente di Italia Viva locale- La nostra Regione è interessata da un flusso migratorio in uscita, di pazienti che cercano altrove migliori cure».

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Per Pasquero, tale “fuga” non è attribuibile alla qualità del personale, ma alla mancata disponibilità di servizi in Regione.

«Questo fenomeno, oltre a creare disagio ai cittadini interessati, determina una grave perdita di risorse economiche a beneficio di altre regioni (soprattutto la Lombardia) alle quali i nostri concittadini si rivolgono -prosegue- Se è vero che il servizio sanitario pubblico, con i suoi oltre 9 miliardi di giro d’affari, i suoi 55 mila dipendenti diretti oltre all’indotto, è la prima realtà produttiva del Piemonte, la sua gestione non sembra improntata a criteri manageriali. L’ultimo piano sanitario triennale risale al 2012 e aveva effetto fino al 2015. Da allora si naviga a vista».

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Secondo Italia Viva «si paventa, per l’esercizio 2023, un possibile disavanzo di oltre 400 milioni di euro: il rischio è di un nuovo commissariamento con l’imposizione di un piano di rientro. Non sarebbe la prima volta, avendo già vissuto questa esperienza in passato, per ben due trienni, dal 2010 al 2015. Questo renderebbe ancora più arduo l’adeguamento del nostro servizio sanitario agli standard delle regioni a noi vicine».

Per migliorare, i “renziani” piemontesi hanno lanciato diverse proposte, «in grado di contemperare il miglioramento della qualità del servizio e la riduzione dei costi, per far funzionare il Sistema sanitario piemontese oggi clamorosamente inefficace ed inefficiente».

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